Corriere della Sera

Dopo 80 anni arriva la lettera del soldato di Dunkerque

Recapitata al fratello. «Incredibil­e»

- Da Londra Paola De Carolis

«C ara mamma, finalmente ho la possibilit­à di scriverti qualche riga...». La mamma non c’è più, lui neanche, ma la lettera, a 80 anni di distanza, è stata recapitata ai fratelli di un soldato britannico coinvolto nella battaglia di Dunkerque. Se l’evacuazion­e per mare di 338.000 anime delle forze alleate circondate dalle unità tedesche è oggi conosciuta come «il miracolo delle piccole barche», ha qualcosa di miracoloso anche il viaggio della pagina scritta a mano dal soldato Harry Cole del reggimento Suffolk, ora finalmente giunta ai suoi cari.

«Non ti preoccupar­e, mamma, se a volte devi aspettare a lungo per ricevere una mia lettera o cartolina», rassicurav­a Cole, allora 29enne, nel maggio del 1940. «Spesso non riusciamo a scrivere per giorni interi e c’è sempre un po’ di ritardo nella spedizione». Parole piene di sentimenti e di spirito: «Bene, mamma, papà e boys (i due fratelli più piccoli), non mi resta che chiudere qui, ancora una volta, sperando che stiate tutti bene, che il tempo passi e che quando questo affare sarà concluso potremo ancora una volta tornare a vivere in pace e tranquilli­tà». La sorte ha portato un esito differente. L’affare di cui parla il soldato, utilizzand­o la parola «do» come se si trattasse di una festa o di un’allegra riunione di amici, andò avanti per anni. Lui morì poco dopo aver scritto, senza riuscire a spedire la lettera.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la missiva rimase a lungo in una soffitta tedesca, perfettame­nte conservata assieme a dozzine di altre lettere di soldati britannici e, nel 1968, venne consegnata all’ambasciata britannica di Bonn. Il tragitto si inceppò poi diverse volte tra indirizzi errati e notifiche di «rispedire al mittente», sino ad arrivare al consiglio comunale del Suffolk negli anni 80. A riportare alla luce il prezioso documento nonché a trovare almeno due dei destinatar­i originali è stata l’archivista Heidi Hughes, che — una coincidenz­a quasi da fiaba — vive a Hasketon, vicino a Woodbridge, lo stesso villaggio dei fratelli di Harry, Clemmie e Derek.

Clemmie Cole aveva appena sette anni quando morì il fratello ma conserva una sua foto sorridente in divisa, sbiadita dal tempo. Leggere le parole di Harry gli ha permesso di risentire la sua voce. «Sembra incredibil­e che sia potuta accadere una cosa del genere», ha detto commosso. «Il mio primo pensiero è stato per mia madre. Era lei che scriveva, era molto brava». L’ottimismo del fratello, o forse il suo desiderio di rassicurar­e i propri cari, lo ha colpito profondame­nte. «I tedeschi — scriveva Harry — presto saranno in ritirata e se ne torneranno in Germania a grande velocità». Per la maggior parte, ha commentato Clemmie, non conoscevan­o la verità. «Suppongo che come in tutte le cose anche i soldati potevano solo sperare che sarebbe andata così».

Grande l’emozione anche per Heidi Hughes. «Ho preso questa lettera tra le mani, ho guardato l’indirizzo, i nomi e non potevo credere che si trattasse di una famiglia del mio stesso villaggio. È stato come avere un contatto diretto con il passato». Consegnare le ultime parole di un soldato caduto in guerra ai suoi cari è come «riuscire a ricucire un piccolo angolo di umanità».

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