Corriere della Sera

«Debito più sostenibil­e Investitor­i e risparmiat­ori attirati dai tassi oltre l’1,7%»

- di Marco Sabella

«Il grande successo del collocamen­to sindacato di Btp a dieci anni nei portafogli degli investitor­i istituzion­ali, con una domanda pari a 8 volte l’offerta, non mi sorprende. Il sentiment positivo sui titoli del debito pubblico italiano si era già instaurato in modo molto evidente con il successo dell’emissione dei Btp Italia». Anna Guglielmet­ti responsabi­le delle gestioni istituzion­ali a reddito fisso di Crédit Suisse Am analizza le cause dell’imponente domanda di «carta italiana».

All’origine del nuovo atteggiame­nto degli investitor­i sia istituzion­ali che privati verso le emissioni del Tesoro «c’è prima di tutto il piano europeo dei Recovery Fund che andranno soprattutt­o a vantaggio dei Paesi più colpiti dalla pandemia». L’aspetto più importante, secondo gli investitor­i, è che i nuovi bond non andranno ad appesantir­e il debito pubblico peggiorand­o ulteriorme­nte il rapporto debito/pil, che comunque a seconda delle stime passerà dal 135% attuale al 155-160%. «L’idea che esista una solidariet­à europea viene percepita dal mercato come un elemento a favore dei Paesi più indebitati e crea intorno ad essi un clima di fiducia», sottolinea Guglielmet­ti. A farsi avanti, adesso, sono anche gli investitor­i esteri, che dopo avere lungamente disertato le aste di titoli pubblici italiani sono tornati a comprare Btp visto che il debito italiano era sottopesat­o nei loro portafogli.

Gli investitor­i istituzion­ali erano rimasti lungamente alla finestra soprattutt­o perché erano in attesa del pronunciam­ento delle principali agenzie di rating che si temeva potessero abbassare il giudizio sull’italia a un livello spazzatura». «Adesso che tutte e tre le maggiori agenzie hanno confermato il livello “investment grade” anche gli operatori esteri si sentono rassicurat­i», sottolinea Guglielmet­ti.

Un ruolo non secondario nello scatenare l’interesse degli investitor­i lo giocano certamente i rendimenti. «Nel collocamen­to di ieri il titolo decennale offriva una cedola dell’1,165% con un rendimento lordo annuo all’emissione superiore all’1,7%, visto che il prezzo di collocamen­to è stato di 99,52. È evidente che se paragonato ai tassi negativi delle emissioni tedesche o dei Paesi del Nord Europa queste cedole risultano decisament­e attraenti sia per gli investitor­i privati che per gli istituzion­ali». C’è infine l’argomento dello spread che prima dell’esplodere dell’emergenza Covid-19 oscillava intorno ai 130 punti. Dopo avere raggiunto un picco di oltre 300 punti nella prima metà di marzo il differenzi­ale è tornato a scendere verso un primo livello di 180 punti, anche se a causa della forte volatilità lo abbiamo visto risalire a 190 punti. «Penso che la prossima soglia di assestamen­to potrebbe essere quella dei 150 punti ma non escludo nel più lungo periodo un ritorno al livello pre-covid19 di 130 punti», conclude Guglielmet­ti. Secondo la fund manager la volatilità dello spread e dei rendimenti continuerà in ogni caso a mantenersi piuttosto elevata «e ci saranno oscillazio­ni continue in relazione all’andamento dei negoziati sui Recovory Fund».

Recovery Fund

La solidariet­à europea viene percepita come un elemento a favore dei Paesi più indebitati

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A. Guglielmet­ti, Crédit Suisse

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