Corriere della Sera

Una mossa che non aiuta il cinema

- di Paolo Mereghetti

Col sorrisetto del bambino che credeva di aver perso il suo giocattolo preferito e l’ha ritrovato in extremis, Thierry Frémaux ha reso pubblica la selezione di Cannes 2020. Che doveva tenersi a maggio e invece è arrivata il 3 giugno. Perché? La spiegazion­e ufficiale, esposta in una lunga lettera a «Le Film Français» (il giornale del settore) parla di «sostegno al cinema» per dimostrare che è vivo più che mai. Per l’industria transalpin­a il festival era il trampolino per raggiunger­e il pubblico e si sa che la profession­e ha spinto per non perdere del tutto «l’appoggio di Cannes». Anche se non si capisce bene cosa potrà valere questo aiuto solo virtuale. Ma siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, non possiamo non pensare che «marchiando» i suoi 56 film (grazie magari a qualche diplomatic­a pressione sui coprodutto­ri francesi) Frémaux abbia voluto evitare che qualcuno scegliesse Venezia. E che quella selezione (senza distinzion­e tra concorso e no: è la prima volta in 73 anni) sia insolita lo svelano alcuni piccoli segni: frasi come «abbiamo preso dei rischi», abbiamo scelto «film popolari», qualcuno potrebbe dire che «non è un film da Cannes» non si erano mai sentite alle precedenti presentazi­oni del programma. Non è che servono per giustifica­re l’abbuffata di film e dire: tutto questo è mio e tu non lo puoi toccare?

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