Cannes, sgarbo a Venezia
La rassegna francese blinda con un marchio le opere scelte Il direttore svela 56 film del Festival che non si farà La Biennale deve escludere dal concorso quei titoli
Il festival, Cannes 2020, non c’è ma la selezione ufficiale sì. Blindata. Una lista di 56 titoli con il marchio Cannes, annunciati ieri via Canal + in una sala vuota da Thierry Frémaux, accanto al neo confermato presidente Pierre Lescure. E, dunque, come il delegato generale aveva anticipato, rende impossibile alla Mostra di Venezia, che ospita solo anteprime mondiali, metterli in gara. Dall’atteso French dispatch di Wes Anderson (cast da enciclopedia del cinema, da Benicio Del Toro a Bill Murray, da Timothée Chalamet a Tilda Swinton) che avrebbe dovuto aprire la rassegna lo scorso 13 maggio — saltata a causa dell’emergenza Covid-19 — fino al nuovo Pixar Disney, Soul di Pete Doctor, potranno approdare, con l’etichetta, in rassegne che tradizionalmente ospitano opere già passate altrove: Toronto, San Sebastian (che ha anche adeguato il regolamento), New York, Roma, Telluride. E, soprattutto, uscire in sala. Già fissate due date: il 14 ottobre per Anderson (vicino al Lumière festival di Lione, molto caro a Frémaux) e il 15 luglio per Eté 85 di François Ozon, uno dei numerosi titoli francesi della selezione.
Le ragioni della scelta erano già state spiegate da Frémaux, ancora due giorni fa. «Cancellare l’edizione 2020 non è mai stata un’opzione. Per noi è il modo migliore per aiutare il cinema, concentrarsi sui film che usciranno nei prossimi mesi. La riapertura delle sale, dopo mesi di chiusura, è una questione cruciale. Il Festival intende accompagnare questi film e sostenere la loro carriera in Francia e all’estero, nonché confermare l’importanza delle sale».
Tra i film annunciati, senza specificare in quale sezione, il debutto alla regia di Viggo Mortensen, Falling, una doppietta di Steve Mcqueen (Lovers Rock e Mangrove), El olvido que seremos di Fernando Trueba, Drunk di Thomas Vinterberg, Last Words di Jonathan Nossiter, ADN di Maiwenn, l’animazione targata Ghibli Aya and the Witch di Goro Miyazaki, molte opere prime, come Enfant Terrible di Oskar Roehler sulla vita di Rainer Werner Fassbinder. Persino cinque commedie.
Nessun film italiano? È Frémaux stesso a domandarlo. Ci accredita, scherzando, il doc americano Les chasseurs de truffes di Michael Dweck et Gregory Kershaw sui cacciatori di tartufo di Alba. E glissa sulla coproduzione italofrancese Last Words di Jonathan Nossiter («Su un tempo che speriamo di non vivere: la fine del mondo per motivi climatici») con Nick Nolte e Charlotte Rampling.
Mancano all’appello film dati per certi come Benedetta di Paul Verhoeven o Arthur Rambo di Laurent Cantet. Potrebbero essere dirottati direttamente su Cannes 2021, mentre resta la suspence sul destino di Tre piani di Nanni Moretti che molti sognano al festival diretto da Alberto Barbera. Quel che è certo, nessun film con il «bollino» ci sarà. Con Venezia, ha detto Frémaux, resta l’idea di fare qualcosa insieme. Chissà che non sia legato all’omaggio a Fellini previsto a Cannes. «Avremmo per 12 giorni ripetuto le sue parole, che Quentin Tarantino non manca di ripetere: viva il cinema».
L’italia è rimasta fuori dalla nostra lista ma c’è una pellicola americana girata lì... Sono possibili però forme di collaborazione con la Mostra Il direttore Frémaux