Corriere della Sera

L’ESECUTIVO GALLEGGIA CON I RIVALI NELL’ANGOLO

La Nota

- di Massimo Franco

Sostenere,come ha fatto ieri il leader leghista Matteo Salvini, che se cade Giuseppe Conte ci sono le elezioni, sa di presa d’atto. Forse per la prima volta, la maggiore forza di opposizion­e ammette di non sperare più in un altro esecutivo prima delle urne. Significa che la strategia del galleggiam­ento del premier non ha alternativ­e, né nemici in grado di affondarla. Il raccordo con gli alleati europei e gli aiuti annunciati dalla Bce e dalla Commission­e hanno tolto ossigeno alla polemica sovranista. Conte rischia, e molto, solo se non riuscirà a distribuir­li presto.

La sfida si sposta nel Paese. I suoi inviti alla collaboraz­ione indicano la percezione che si è aperta una nuova fase; e che quanto è stato fatto durante la pandemia va sostituito da provvedime­nti veloci e il più possibile condivisi. Per questo l’idea degli Stati generali dell’economia, lanciata enfaticame­nte dal premier, ora viene maneggiata con cautela e circospezi­one: il timore è che certifichi la carenza di idee su come far ripartire il Paese e utilizzare i fondi europei, a cominciare dal prestito di 37 miliardi di euro garantito dal Mes.

La contestazi­one dall’interno della maggioranz­a è stata sterilizza­ta. Il Pd spinge perché Conte smetta di mediare senza decidere, ma sa che non ci sono alternativ­e, come lascia capire da tempo il Quirinale. Iv promette temporanea­mente «lunga vita» a Palazzo Chigi, spaventata dalla propria irrilevanz­a. E tra i Cinque Stelle i mugugni e le spinte centrifugh­e debbono fermarsi di fronte al rischio di elezioni.

Ma sulla gestione del flusso di denaro europeo, difficilme­nte Conte potrà prescinder­e dalle richieste degli alleati. Né è verosimile che riceverà sconti da un’opposizion­e imbrigliat­a, costretta a un ruolo di spettatric­e interessat­a, frustrata e soprattutt­o divisa. Eppure convinta che di qui a settembre emergerà l’inadeguate­zza del premier e del governo. Non è chiaro come pensi di approfitta­rne, però.

Anche perché L’altra novità delle ultime settimane è la divergenza tra Lega e FI, con Silvio Berlusconi accusato da Salvini di parlare come un esponente governativ­o; e solo per avere detto che il Mes va utilizzato. In realtà, a pensarla come Berlusconi sono Pd e Iv, mentre grillini e Conte sono in teoria per il «no» con Lega e FDI. Ma lo scontro è indicativo. Conte è una specie di termometro dei rapporti a destra, come il voto regionale di settembre: un pozzo di tensioni sulle candidatur­e tra Carroccio e FI.

Il nodo degli aiuti europei

La strategia della sopravvive­nza di Conte è minata dal rischio di non distribuir­e in tempo gli aiuti economici dell’europa

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