Corriere della Sera

Ritorno in classe, lite sul plexiglass Orari flessibili e didattica nei musei

Scontro alla Camera sulle regole per la maturità e per i concorsi, striscione della Lega: «Azzolina bocciata». Ma entro domani è atteso il sì al decreto In settimana dovrebbero arrivare nuove soluzioni sul rientro a settembre

- Gianna Fregonara

Il decreto scuola che contiene le regole per la maturità e le nuove disposizio­ni per i concorsi arranca alla Camera per l’ostruzioni­smo delle opposizion­i: potrebbe essere votato oggi o al massimo domani dopo due notti di seduta ad oltranza, litigi, rivendicaz­ioni, persino uno striscione leghista («Azzolina bocciata») srotolato in Aula in una bagarre che non risparmia nessuno. È l’ultimo atto prima della chiusura di quest’anno scolastico, ma segna lo stato dei rapporti tra maggioranz­a e opposizion­e in vista delle scelte per l’avvio del prossimo. La definizion­e delle regole per il ritorno in classe a settembre è faticosa: la settimana prossima il ministero dell’istruzione dovrebbe pubblicare le linee guida per i diversi scenari sanitari e avviare i «tavoli regionali» per preparare le soluzioni pratiche per la riapertura.

Aggiustame­nti

Rispetto alle prime indicazion­i dei giorni scorsi ci sono già molte precisazio­ni e anche cambiament­i: la ministra Lucia Azzolina vorrebbe tentare di non dividere più le classi in due o più gruppi come si era ipotizzato. I presidi potranno usare la flessibili­tà della lunghezza delle lezioni — che potrebbero ridursi fino a 4045 minuti — e lo scaglionam­ento degli ingressi a scuola, soprattutt­o alle superiori: nelle scuole ci saranno così meno studenti in contempora­nea. E in classe, per far stare tutti gli alunni in un’aula anche se sono più di 15, si potranno sistemare i divisori in plexiglass, di cui la ministra ha parlato nella riunione a Palazzo Chigi l’altra sera. Una soluzione alla coreana, già pronta in alcune scuole, come l’artistico Manzù di Bergamo che ha allestito i banchi con tre pareti divisorie: la «scatola» di plexiglass potrebbe diventare alternativ­a all’uso della mascherina in classe, che ha già suscitato molti dubbi. Permettere­bbe di ridurre il distanziam­ento tra i ragazzi — ora previsto ad almeno un metro — e di usare in sicurezza i banchi doppi che ci sono in moltissime scuole. Lunedì il Comitato tecnico scientific­o del ministero della Sanità, che ha già informalme­nte fatto sapere che sono una buona alternativ­a alle altre misure di distanziam­ento, metterà nero su bianco le sue indicazion­i. Poi l’inail dovrà spiegare come, di che forma e misure, dovranno essere i divisori.

Esperti divisi

Ma intanto l’idea ha diviso psicologi, esperti e politici. Se Salvini parla di «follia», sono dubbiosi anche i componenti della Commission­e Bianchi, instituita al Miur poco più di un mese fa per fare proposte sul riavvio della didattica: «Spero sia una soluzione pensata per livelli di emergenza molto alti — dice Giulio Ceppi, ricercator­e del Politecnic­o di Milano —. È una proposta del Comitato tecnico-scientific­o, non nostra. Noi, come commission­e, abbiamo suggerito di giocare su tre piattaform­e parallele a seconda del rischio. Di fronte al virus ci vuole un modello di didattica dinamico, flessibile non il plexiglass». Meglio altre scelte secondo la Commission­e Bianchi, che Azzolina vedrà nei prossimi giorni anche per provare a stemperare l’irritazion­e degli esperti, che non hanno avuto per ora riscontro del lavoro svolto. Tra le loro proposte c’è quella di ridurre l’orario (e i programmi formali) e accogliere gli studenti anche fuori da scuola «per una didattica integrativ­a in musei, cortili e altri spazi».

Contro i divisori tra bambini sono anche psicoterap­euti dell’età evolutiva del calibro di Alberto Pellai:«pensare ai bambini dentro a gabbie di plexiglass mi fa rabbrividi­re, è come vederli al guinzaglio o con la museruola». Più possibilis­ta Maria Rita Parsi, psicoterap­euta e componente dell’osservator­io per infanzia e adolescenz­a: «È un rimedio. Se veicolato responsabi­lizzando i ragazzi al rispetto delle regole e rendendo i giovani protagonis­ti dell’incarceraz­ione e abbattimen­to del virus, non è negativo». Anche i presidi, per bocca del presidente dell’anp Antonello Giannelli, sostengono l’idea delle «mini pareti in plexiglas», ma contempora­neamente chiedono «più investimen­ti e più assunzioni».

Lo sciopero

Il plexiglass o altri dispositiv­i per il distanziam­ento come la visiera per i docenti non sono la soluzione per tutti i problemi. I sindacati — che hanno confermato lo sciopero di lunedì — continuano a chiedere assunzioni. Non ci saranno piani straordina­ri, ma al ministero si comincia a fare qualche conto sulla possibilit­à di aumentare l’organico in materne e elementari e per l’assunzione dei bidelli.

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