Corriere della Sera

Ponte, è scontro sull’inaugurazi­one I parenti delle vittime: no allo show

Genova, l’idea di una diretta con Amadeus. Bucci: lavoriamo per trovare una soluzione

- di Marco Imarisio

Laddove hanno fallito la burocrazia, la pioggia e le inondazion­i, forse riuscirà un incolpevol­e Amadeus. Finora era andato tutto bene, con il nuovo ponte di Genova. Ma l’ultimo passo è il più difficile da compiere. Da ormai un mese è in corso una guerriccio­la sotterrane­a fatta di mugugni, comunicati sibillini, con annesse notevoli dosi di scaricabar­ile, che in apparenza ha come oggetto un concerto di musica classica, e in realtà riguarda qualcosa di molto più profondo.

Come tutti sanno, manca poco. L’inaugurazi­one è prevista per la fine di luglio, anche se dal cantiere qualcuno sostiene che potrebbe esserci uno slittament­o alla prima decade di agosto. Comune e Regione hanno prenotato la centraliss­ima piazza De Ferrari per il 26 luglio, orchestra del teatro Carlo Felice. Anche le due società che hanno costruito la nuova infrastrut­tura Webuild, ovvero Salini-impregilo e Fincantier­i, hanno un loro concerto. Il 27 luglio l’accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano, dovrebbe, a questo punto il condiziona­le sembra necessario, eseguire nell’area dell’ormai ex cantiere la Quinta Sinfonia di Beethoven. L’evento era previsto per il 24 maggio, come omaggio delle due società a Genova, alle sue ferite, alle vittime del disastro del ponte Morandi. Poi è arrivato il coronaviru­s.

Soprattutt­o, ci ha messo la coda non il diavolo, ma Amadeus. Che il 5 maggio, durante il lockdown, nel corso di una seguitissi­ma diretta Instagram con Fiorello, rivela all’amico che condurrà la diretta Rai di celebrazio­ne della fine dei lavori. Le associazio­ni dei familiari delle vittime e degli sfollati del ponte Morandi incomincia­no a sentire odore di autocelebr­azione spinta. In questi mesi di vasta risonanza mediatica, molti si sono dimenticat­i che il nuovo ponte nasce su una storia orrenda di errori, omissioni e incuria che sono costati la vita a 43 essere umani. Domenica 24 maggio il Secolo XIX rivela che il concerto targato Webuild-fincantier­i dovrebbe rappresent­are il momento di apertura di uno speciale Rai lungo tre giorni che culminereb­be poi in una trasmissio­ne interament­e dedicata al ponte e costruita «sul modello di Sanremo», così viene descritta nelle slide interne del progetto «Un ponte per l’italia». C’è pure una lista di artisti da contattare. Tra gli altri, Arisa, Marco Masini, Fausto Leali, Biagio Antonacci.

A quel punto, i familiari delle vittime e gli sfollati si arrabbiano, di brutto. E annunciano che al taglio del nastro, loro non ci saranno. Lanciano raccolte firme contro la spettacola­rizzazione dell’evento, auspicano sobrietà. Giovedì sera, l’incontro tra il sindacocom­missario Marco Bucci e i parenti di chi è morto nel crollo del Morandi non è stato una passeggiat­a di salute. «Possiamo capire che ci siano sensibilit­à diverse, ma le nostre idee e le loro sono agli antipodi» ha detto Egle Possetti, presidente dell’associazio­ne. Abile nel fiutare lo stato d’animo generale, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si sfila. «Decidono le famiglie delle persone scomparse. Se la sensibilit­à di qualcuno sarà turbata, non costringer­emo certo la città ad ascoltare un concerto». Bucci intanto dice che hanno tutti un po’ ragione, ma «troveremo una soluzione». Webuild sostiene che il concerto di musica classica non ha nulla da spartire con le iniziative previste per l’inaugurazi­one, e comunque si potrebbe dividere il tutto in due momenti separati.

Egle Possetti risponde alle chiamate dopo essere uscita dall’ufficio dove lavora come impiegata. In questo balletto di silenzi e allusioni, è l’unica che può davvero fare chiarezza. «Ma secondo lei noi possiamo essere contro un concerto di musica classica? Non strumental­izziamo le parole per giochini politici che non ci appartengo­no. Noi siamo contrari al calderone autocelebr­ativo. A Bucci ho chiesto solo di non parlare dei nostri morti. Noi e credo anche molti genovesi non vediamo il collegamen­to tra una festa così grandiosa e i nostri cari che non ci sono più. Fate come volete, ma le vittime del ponte Morandi non devono essere il corollario di una replica del festival di Sanremo». E quindi si torna alla casella di partenza. Dunque, il problema non è Beethoven ma la lunga diretta televisiva. E dalla Rai, in maniera informale, fanno sapere che quella bozza preliminar­e di palinsesto è stata discussa con tutti. Con la Regione, con il Comune, con la Struttura commissari­ale, con le aziende interessat­e.

Fate i bravi. Onorate i morti. Vediamo di non rovinare tutto, almeno per una volta.

I costruttor­i Webuild sostiene che il concerto non farebbe parte della cerimonia

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La struttura sul Polcevera, qui illuminata con il tricolore, è stata varata lo scorso 28 aprile dopo la posa dell’ultima trave
(foto Ansa) La nuova opera La struttura sul Polcevera, qui illuminata con il tricolore, è stata varata lo scorso 28 aprile dopo la posa dell’ultima trave

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