Corriere della Sera

Avvocato paralizzat­o per la caduta in Procura Nessuno a processo

Milano, precipitò da un parapetto non a norma I pm di Brescia archiviano magistrati e ministero

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

All’interno dei Palazzi di Giustizia italiani — è la tesi della Procura di Brescia competente sulle gravi lesioni riportate da Antonio Montinaro, il 32enne avvocato paralizzat­o a seguito della caduta il 18 gennaio 2019 dal troppo basso parapetto della scala Y del 4° piano della Procura di Milano — un conto sarebbero gli spazi adibiti ad attività giudiziari­a, luoghi di lavoro nei quali le violazioni delle norme sulla sicurezza antinfortu­nistica potrebbero essere in ipotesi ricondotte alla responsabi­lità dei capi degli uffici giudiziari quali «datori di lavoro»; e un altro conto sarebbero gli spazi comuni (come scale e pianerotto­li), non adibiti ad attività giudiziari­a, che esulerebbe­ro dall’ambito dei capi-ufficio per ricadere invece nella sfera di competenza dell’«ente proprietar­io».

In base a questa interpreta­zione la Procura di Brescia chiede l’archiviazi­one dell’ipotesi di reato per la quale (senza che si fosse saputo) aveva indagato, come posizioni di garanzia, sia i capi degli uffici giudiziari (il procurator­e Francesco Greco, la presidente della Corte d’appello Marina Tavassi, l’allora procurator­e generale Roberto Alfonso, il presidente del Tribunale Roberto Bichi), che dal 2015 avevano più volte scritto al ministero della Giustizia sull’urgenza di mettere in sicurezza i tanti parapetti alti appena 75 centimetri; sia l’allora direttore generale delle Risorse materiali del ministero, Antonio Mungo.

E l’«ente proprietar­io», non specificat­o dall’archiviazi­one? Nello stratifica­rsi di norme parrebbe appunto non dover essere identifica­to nel ministero della Giustizia, dal 2015 subentrato ai Comuni nel pagare le spese di funzioname­nto dei Palazzi di Giustizia, ma non «proprietar­io» degli immobili, che invece nelle varie città appartengo­no o al Comune o (come a Milano) all’agenzia del Demanio sottoposta agli indirizzi del ministero dell’economia. Ma la pm Ketty Bressanell­i, il procurator­e aggiunto (a lungo reggente l’ufficio) Carlo Nocerino e il neoprocura­tore Francesco Prete non procedono a indagare altri soggetti perché la ritenuta distinzion­e tra luoghi di lavoro giudiziari­o e spazi comuni comporta che — diversamen­te dalla procedibil­ità d’ufficio degli infortuni nel primo caso (quelli con i capi-ufficio teorici «datori di lavoro» ai fini della sicurezza sul lavoro) — l’infortunio in uno spazio comune (la scala) sarebbe invece procedibil­e per legge solo su querela della parte offesa. Che però non c’è, perché non fu sporta nel 2019 dai legali dell’avvocato.

All’epoca, infatti, e già nella visita a Milano subito dopo il dramma, il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede aveva assicurato che il ministero (che ha poi stanziato 650.000 euro per la sicurezza delle balauquale il debitore riconosce il debito a seguito di una transazion­e), ma sinora senza risultati, e spiega quindi di stare per instaurare un’ordinaria causa civile.

Più in generale sarà interessan­te vedere l’esito della richiesta di archiviazi­one. Sia sulla distinzion­e spazi di lavoro/spazi comuni, già non intuitiva in una scala, specie se come qui a due passi (e quindi per forza percorsa) per accedere ad esempio all’ufficio deposito atti. Sia sulla possibilit­à che «datori di lavoro», negli spazi adibiti a funzioni giudiziari­e, siano considerat­i quei capi-uffici che rimarcano invece di non avere gli «autonomi poteri decisional­i e di spesa» che per legge identifica­no il datore di lavoro.

La tesi

La scala, che è spazio comune, non è stata ritenuta parte del luogo di lavoro del Palazzo

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Le auto distrutte sul luogo dell’incidente tra Arezzo e Monte San Savino 75 debito (cioè un atto con Centimetri
L’altezza del parapetto dal quale il legale è precipitat­o per sei metri il 18 gennaio del 2019
I resti Le auto distrutte sul luogo dell’incidente tra Arezzo e Monte San Savino 75 debito (cioè un atto con Centimetri L’altezza del parapetto dal quale il legale è precipitat­o per sei metri il 18 gennaio del 2019

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