GLI INVESTIMENTI NECESSARI PER FAR CRESCERE LA SCIENZA
Caro direttore, l’aumento di risorse per l’università e la ricerca scientifica contenuto nel decreto Rilancio approvato dal Governo è di gran lunga la misura che avrà l’effetto più importante e dalla durata più significativa. Da almeno venti anni mancava un investimento così rilevante e gli effetti del depauperamento dell’università e della ricerca (con limitate eccezioni, tra cui la Fondazione che presiedo che colse la necessità di rilanciare l’area dove si tenne Expo 2015) sono attorno a noi. I problemi economici dell’italia sono cominciati, e mai terminati, circa venti anni fa, da quando la produttività — dunque l’innovazione — ha iniziato a calare, portandosi dietro reddito, speranze, possibilità. Abbiamo scritto libri e discusso analisi contrapposte per spiegare il declino, ma su una cosa siamo tutti d’accordo: il mancato investimento, ieri, in università e ricerca è una causa madre delle nostre difficoltà di oggi.
Questo aumento di risorse è allora un cambiamento atteso da molto tempo, ma è anche una politica lungimirante, perché dopo la fase di emergenza legata al Covid-19 e dopo le misure prese per mitigare gli effetti economici del lockdown, bisogna ora rapidamente pensare alla fase successiva nella quale tutti, come in uno sforzo post-bellico, dobbiamo essere chiamati alla ricostruzione. Ricerca, scienza e industria non possono che essere al cuore di questa ricostruzione, perché rendono le nostre società più forti.
Recentemente Blackrock, il più grande fondo d’investimento del mondo, ha identificato i settori più promettenti per il prossimo sviluppo economico: robotica, intelligenza artificiale, cybersecurity, genomica e immunologia. Sicuramente ce ne sono altri che ancora non conosciamo, ma l’analisi del fondo mostra una cosa importante: oggi la miglior politica industriale possibile è proprio quella della ricerca. Se ieri bisognava contribuire a finanziare una catena di montaggio, oggi bisogna comprare più sequenziatori, più Hpc (computer ad alte prestazioni) e i servizi utili a farli funzionare.
Le risorse identificate dal ministro Manfredi vanno giustamente in due direzioni parallele e necessarie: l’assunzione di ricercatori e il finanziamento di progetti innovativi. Su di esse si dovrà far leva per attrarre risorse ancora aggiuntive massimizzando tutte le azioni che creano sistema. Forse non tutti sanno che, ad esempio, nel partecipare agli importanti bandi europei dell’erc (European Research Council), sarà possibile mettere a disposizione del proprio progetto, a condizione che sia svolto in Italia, le tecnologie che stiamo acquistando a Human Technopole, che dunque rappresenta un vantaggio competitivo immediato per il Paese: HT è una piattaforma tecnologico-scientifica, con strumenti grandi e rari che il Paese non aveva. Ora, grazie alle risorse aggiuntive al sistema della ricerca diffusa, le nostre tecnologie potranno essere ancora più utili.
È arrivato il momento di pensare ad altre piattaforme tecnologiche aperte, ricordando la centralità del rapporto tra scienza e industria e pensando quindi ai settori in cui l’italia può essere realmente competitiva. Alcuni esempi: agro-industria e sostenibilità, industria aerospaziale, chimica verde.
Siamo abituati a pensare alla scienza in due modi. Primo: serve a migliorare la qualità della vita, a farci vivere più sani, a offrirci nuove possibilità. Secondo: serve a fare crescere la nostra società e la nostra economia. In questo tempo in cui tutti gli enti di ricerca, Human Technopole incluso, sono mobilitati contro il Covid19 ci accorgiamo che il sistema scientifico, fatto di persone e di tecnologie, di centri diffusi e di grandi piattaforme, nel suo insieme è anche un importante, prezioso anticorpo per le nostre società: le rende più forti e più resistenti alle crisi inaspettate. Presidente Fondazione
Human Technopole