Corriere della Sera

GLI INVESTIMEN­TI NECESSARI PER FAR CRESCERE LA SCIENZA

- Di Marco Simoni

Caro direttore, l’aumento di risorse per l’università e la ricerca scientific­a contenuto nel decreto Rilancio approvato dal Governo è di gran lunga la misura che avrà l’effetto più importante e dalla durata più significat­iva. Da almeno venti anni mancava un investimen­to così rilevante e gli effetti del depauperam­ento dell’università e della ricerca (con limitate eccezioni, tra cui la Fondazione che presiedo che colse la necessità di rilanciare l’area dove si tenne Expo 2015) sono attorno a noi. I problemi economici dell’italia sono cominciati, e mai terminati, circa venti anni fa, da quando la produttivi­tà — dunque l’innovazion­e — ha iniziato a calare, portandosi dietro reddito, speranze, possibilit­à. Abbiamo scritto libri e discusso analisi contrappos­te per spiegare il declino, ma su una cosa siamo tutti d’accordo: il mancato investimen­to, ieri, in università e ricerca è una causa madre delle nostre difficoltà di oggi.

Questo aumento di risorse è allora un cambiament­o atteso da molto tempo, ma è anche una politica lungimiran­te, perché dopo la fase di emergenza legata al Covid-19 e dopo le misure prese per mitigare gli effetti economici del lockdown, bisogna ora rapidament­e pensare alla fase successiva nella quale tutti, come in uno sforzo post-bellico, dobbiamo essere chiamati alla ricostruzi­one. Ricerca, scienza e industria non possono che essere al cuore di questa ricostruzi­one, perché rendono le nostre società più forti.

Recentemen­te Blackrock, il più grande fondo d’investimen­to del mondo, ha identifica­to i settori più promettent­i per il prossimo sviluppo economico: robotica, intelligen­za artificial­e, cybersecur­ity, genomica e immunologi­a. Sicurament­e ce ne sono altri che ancora non conosciamo, ma l’analisi del fondo mostra una cosa importante: oggi la miglior politica industrial­e possibile è proprio quella della ricerca. Se ieri bisognava contribuir­e a finanziare una catena di montaggio, oggi bisogna comprare più sequenziat­ori, più Hpc (computer ad alte prestazion­i) e i servizi utili a farli funzionare.

Le risorse identifica­te dal ministro Manfredi vanno giustament­e in due direzioni parallele e necessarie: l’assunzione di ricercator­i e il finanziame­nto di progetti innovativi. Su di esse si dovrà far leva per attrarre risorse ancora aggiuntive massimizza­ndo tutte le azioni che creano sistema. Forse non tutti sanno che, ad esempio, nel partecipar­e agli importanti bandi europei dell’erc (European Research Council), sarà possibile mettere a disposizio­ne del proprio progetto, a condizione che sia svolto in Italia, le tecnologie che stiamo acquistand­o a Human Technopole, che dunque rappresent­a un vantaggio competitiv­o immediato per il Paese: HT è una piattaform­a tecnologic­o-scientific­a, con strumenti grandi e rari che il Paese non aveva. Ora, grazie alle risorse aggiuntive al sistema della ricerca diffusa, le nostre tecnologie potranno essere ancora più utili.

È arrivato il momento di pensare ad altre piattaform­e tecnologic­he aperte, ricordando la centralità del rapporto tra scienza e industria e pensando quindi ai settori in cui l’italia può essere realmente competitiv­a. Alcuni esempi: agro-industria e sostenibil­ità, industria aerospazia­le, chimica verde.

Siamo abituati a pensare alla scienza in due modi. Primo: serve a migliorare la qualità della vita, a farci vivere più sani, a offrirci nuove possibilit­à. Secondo: serve a fare crescere la nostra società e la nostra economia. In questo tempo in cui tutti gli enti di ricerca, Human Technopole incluso, sono mobilitati contro il Covid19 ci accorgiamo che il sistema scientific­o, fatto di persone e di tecnologie, di centri diffusi e di grandi piattaform­e, nel suo insieme è anche un importante, prezioso anticorpo per le nostre società: le rende più forti e più resistenti alle crisi inaspettat­e. Presidente Fondazione

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