Corriere della Sera

UNA VIA PER VITTORIO VALLETTA E UN’IDENTITÀ PER TORINO

- Aldo Cazzullo Giorgio Giovanni Vighetti

Caro Aldo, anche su Vittorio Valletta ha scritto cose corrette, ma a mio avviso, nei cenni sulla sua attività ha ignorato un fatto che molti torinesi illuminati (alcuni liberali del centro Einaudi anni 70) hanno patito e di cui si vergognano: Valletta ha ispirato, si dice in modo determinan­te, la lettera del presidente di Confindust­ria che esortava i suoi associati a non acquistare prodotti Olivetti. È una lettera vergognosa che di certo ha cambiato in peggio l’economia Italiana. E di questa ignobile azione Valletta è stato colpevole, scientemen­te colpevole. I torinesi si sentono offesi da questa violenza grave e preferisco­no dimenticar­e Valletta, che ne è stato il primo responsabi­le. Non vuole essere una critica ma un’osservazio­ne di un torinese tipico .

La sua proposta non è condivisib­ile. Se non si può negare la capacità di Vittorio Valletta nel far ripartire lo sviluppo della Fiat (grazie anche ai finanziame­nti americani nel primo dopoguerra) non si può passare sopra la sua posizione antisindac­ale, soprattutt­o nei confronti della Fiom, i reparti confino in cui venivano segregati i militanti sindacali, gli innumerevo­li licenziame­nti di rappresagl­ia. Gli operai torinesi per Valletta erano talmente «ottimi, magnifici e bravi» che venivano schedati in collaboraz­ione tra Fiat e Questura e di conseguenz­a discrimina­ti. Non si può dimenticar­e anche il collaboraz­ionismo attivo con il regime fascista. Ma aggiungo anche il ruolo fondamenta­le e negativo di Valletta nella soppressio­ne, perché di questo si tratta, dell’olivetti non solo come industria per favorire la General Electric (c’era una cambiale da restituire?) ma anche come moderna visione di un rapporto più equilibrat­o tra industria e operai e territorio.

R Cari lettori, ingrazio tutti coloro che mi hanno scritto per commentare la proposta, pubblicata sul Corriere di Torino, di dedicare una via a Vittorio Valletta. Non mi aspettavo una reazione del genere. Mi attendevo invece il silenzio della sindaca. Purtroppo Torino — mai stata così bella — è una citta che non sa più chi è. In questi anni ha assistito senza reagire al massacro pubblico di tutto quello che i grandi piemontesi hanno fatto nella storia. Il Risorgimen­to non è di moda; lo sono di più i briganti. La Resistenza, neppure; si parla più volentieri dei «ragazzi di Salò». La storia della Fiat viene rappresent­ata come quella di un carrozzone assistito dallo Stato, anziché come l’avanguardi­a della cultura tecnologic­a e industrial­e italiana, grazie al lavoro di centinaia di migliaia di tecnici e operai e a figure oggi denigrate o dimenticat­e: appunto come Vittorio Valletta. Compresi i punti controvers­i della sua storia, come lo scontro — inevitabil­e — con il sindacato comunista.

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