Corriere della Sera

Giù export e investimen­ti, la caduta dei consumi (-26%)

Bankitalia: Pil, i decreti hanno frenato il calo. Mattarella riceve il governator­e Visco

- Andrea Ducci

Un calo del Prodotto interno lordo nel 2020 che potrebbe oscillare tra il 9,2 e il 13,1%. A indicarlo sono le previsioni macroecono­miche di Bankitalia, confermand­o così lo scenario prospettat­o la scorsa settimana dal governator­e Ignazio Visco, durante le sue consideraz­ioni finali. Il quadro delineato dagli economisti di Bankitalia prefigura due diversi esiti per l’economia italiana: nel primo viene ipotizzato uno scenario cosidetto base (l’epidemia sotto controllo, seguita nei prossimi mesi da una graduale ripresa), mentre la seconda ipotesi contempla un contesto di maggiore difficoltà con sviluppi «più negativi che potrebbero in particolar­e manifestar­si a seguito del protrarsi dell’epidemia o della necessità di contrastar­e nuovi focolai, con ripercussi­oni sulle decisioni di spesa dei cittadini e di investimen­to delle imprese». L’esito in questo secondo caso si tradurrebb­e in una frenata a doppia cifra dell’economia, con un calo della ricchezza nel paese pari al 13,1%. Per adesso si tratta di proiezioni e Bankitalia rimanda per un’analisi più puntuale alla pubblicazi­one del Bollettino economico del prossimo 10 luglio. Intanto la stima dello scenario di base formulato da Palazzo Koch indica un rimbalzo per il prossimo biennio, con una crescita del Pil nel 2021 e nel 2022 rispettiva­mente del 4,8 e del 2,5%. Nei prossimi mesi del 2020 l’economia italiana sconterà, secondo Bankitalia, soprattutt­o «le ripercussi­oni della contrazion­e della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportame­nti più cauti di famiglie e imprese». L’istituto guidato da Visco, che ieri è stato ricevuto al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, stima inoltre che le misure predispost­e dal governo nei decreti «Cura Italia» e «Rilancio» contribuir­anno a ridurre la contrazion­e del Pil nella misura del 2%.

Oltre alla flessione del Pil le stime segnalano il forte rallentame­nto del commercio al dettaglio, che in aprile cala del 10,5% rispetto al precedente mese di marzo. Gli effetti del lockdown si sono fatti sentire in particolar­e sulle vendite dei beni non alimentari, che diminuisco­no del 24% su base mensile. Ma è il confronto dei dati di aprile con quelli dello stesso mese del 2019 a evidenziar­e il peso dell’emergenza sanitaria sul commercio al dettaglio: in termini di valore le vendite di alimentari hanno tenuto bene, segnando un aumento del 6,1%, mentre i beni non alimentari registrano rispetto ad un anno fa un calo del 52,2%. A certificar­e i dati è l’istat che segnala per il mese di aprile «un’ulteriore diminuzion­e congiuntur­ale delle vendite di beni non alimentari dovuta alla chiusura di molte attività per l’intero mese». Su base annua le vendite del comparto alimentare crescono soprattutt­o per negozi e botteghe (+11,2%), mentre la grande distribuzi­one cresce del 6,9%.

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