Giù export e investimenti, la caduta dei consumi (-26%)
Bankitalia: Pil, i decreti hanno frenato il calo. Mattarella riceve il governatore Visco
Un calo del Prodotto interno lordo nel 2020 che potrebbe oscillare tra il 9,2 e il 13,1%. A indicarlo sono le previsioni macroeconomiche di Bankitalia, confermando così lo scenario prospettato la scorsa settimana dal governatore Ignazio Visco, durante le sue considerazioni finali. Il quadro delineato dagli economisti di Bankitalia prefigura due diversi esiti per l’economia italiana: nel primo viene ipotizzato uno scenario cosidetto base (l’epidemia sotto controllo, seguita nei prossimi mesi da una graduale ripresa), mentre la seconda ipotesi contempla un contesto di maggiore difficoltà con sviluppi «più negativi che potrebbero in particolare manifestarsi a seguito del protrarsi dell’epidemia o della necessità di contrastare nuovi focolai, con ripercussioni sulle decisioni di spesa dei cittadini e di investimento delle imprese». L’esito in questo secondo caso si tradurrebbe in una frenata a doppia cifra dell’economia, con un calo della ricchezza nel paese pari al 13,1%. Per adesso si tratta di proiezioni e Bankitalia rimanda per un’analisi più puntuale alla pubblicazione del Bollettino economico del prossimo 10 luglio. Intanto la stima dello scenario di base formulato da Palazzo Koch indica un rimbalzo per il prossimo biennio, con una crescita del Pil nel 2021 e nel 2022 rispettivamente del 4,8 e del 2,5%. Nei prossimi mesi del 2020 l’economia italiana sconterà, secondo Bankitalia, soprattutto «le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese». L’istituto guidato da Visco, che ieri è stato ricevuto al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, stima inoltre che le misure predisposte dal governo nei decreti «Cura Italia» e «Rilancio» contribuiranno a ridurre la contrazione del Pil nella misura del 2%.
Oltre alla flessione del Pil le stime segnalano il forte rallentamento del commercio al dettaglio, che in aprile cala del 10,5% rispetto al precedente mese di marzo. Gli effetti del lockdown si sono fatti sentire in particolare sulle vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 24% su base mensile. Ma è il confronto dei dati di aprile con quelli dello stesso mese del 2019 a evidenziare il peso dell’emergenza sanitaria sul commercio al dettaglio: in termini di valore le vendite di alimentari hanno tenuto bene, segnando un aumento del 6,1%, mentre i beni non alimentari registrano rispetto ad un anno fa un calo del 52,2%. A certificare i dati è l’istat che segnala per il mese di aprile «un’ulteriore diminuzione congiunturale delle vendite di beni non alimentari dovuta alla chiusura di molte attività per l’intero mese». Su base annua le vendite del comparto alimentare crescono soprattutto per negozi e botteghe (+11,2%), mentre la grande distribuzione cresce del 6,9%.