Intesa, via libera della Bce Va avanti l’esame Antitrust
Sì preventivo della vigilanza all’offerta pubblica di scambio su Ubi
Via libera della Bce all’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi. Dopo tre mesi di valutazione l’autorizzazione preventiva è arrivata ieri pomeriggio a Ca’ de Sass. È un passaggio fondamentale per l’operazione lanciata a sorpresa la notte del 17 febbraio dall’istituto guidato da Carlo Messina sulla banca bresciano-bergamasca guidata da Victor Massiah. Ed è la prima grande operazione di consolidamento sotto la Vigilanza di Andrea Enria.
Il via libera di Francoforte vale anche nel caso in cui le adesioni all’offerta (17 azioni Intesa ogni 10 Ubi) raggiungessero il 50% più uno, accettando quindi la soglia minima annunciata da Messina e alternativa al 66%. Bce riconosce di fatto che le sinergie di costi e ricavi sono raggiungibili anche senza fusione. Tra i punti qualificanti dell’ops, Intesa Sanpaolo ha indicato l’accelerazione nella riduzione dei rischi di Ubi «senza oneri per gli azionisti» aumentando il grado di copertura dei crediti deteriorati, da ridurre nel numero ai livelli di Intesa Sanpaolo. A questo scopo si farà emergere un valore patrimoniale dal
“badwill” che Bce ha consentito di utilizzare a copertura degli npl senza chiedere capitale.
C’è poi il tema dello scenario post Covid-19. Nei giorni scorsi Ubi ha chiesto al Tribunale di Milano di «accertare» che — in seguito all’avveramento della cosiddetta condizione «Mac» (mutate condizioni avverse di mercato) e della mancata tempestiva rinuncia ad essa da parte di Intesa — l’ops sia diventata inefficace. Ne conseguirebbe il venir meno della «passivity rule»; con le mani libere Massiah potrebbe tentare una contromossa, magari la fusione con un altro istituto: sono circolate le ipotesi di Crédit Agricole, di Bper (che però ha un accordo con Intesa per rilevare 400-500 sportelli che risulteranno in eccesso dopo l’ops), di Banco Bpm e di Mps.
Ma il ricorso alla «Mac» ieri è stato esplicitamente escluso a Intesa Sanpaolo: è da ritenere «che ragionevolmente dalla pandemia non derivino effetti tali da modificare negativamente l’attività» o la situazione delle due banche; di conseguenza Ca’ de Sass «non includerà tra le condizioni di efficacia dell’offerta la pandemia da Covid-19 e i suoi effetti». Inoltre, dal punto di vista strategico, fanno notare fonti vicine a Intesa Sanpaolo, potrebbe essere più difficile per un altro istituto lanciare una controfferta su Ubi, che dovrà a sua volta ricevere l’ok da Bce.
Prossime tappe sono ora l’approvazione del prospetto in Consob e il nulla osta dell’ivass. Resta il nodo Antitrust, che sta verificando se la concentrazione di mercato non sarà eccessiva. Bisognerà vedere quali rimedi il garante imporrà a Intesa Sanpaolo. La procedura dovrebbe comunque concludersi per metà luglio, in tempo per consentire il lancio dell’ops in estate.