Corriere della Sera

Tra virus domestici e guerra delle intelligen­ce

Una squadra di 500 esperti lavora per prevenire gli attacchi del cybercrime

- F. Sav.

Un recente rapporto, di 17 pagine, costruito dalla divisione sulla cybersecur­ity del colosso della Difesa Leonardo ha notato numerose campagne malevole basate sul Coronaviru­s «attribuibi­li sia a singoli hacker sia a gruppi organizzat­i che conducono attacchi sia molto verticali sia su larga scala, le cui motivazion­i spesso si allineano ad una o più entità governativ­e».

Il cybercrime è ormai dominato dalle mafie e grandi organizzaz­ioni criminali, che attraverso gli attacchi movimentan­o enormi giri d’affari, in parte poi reinvestit­i nella ricerca di virus sempre più sofisticat­i, in tecniche di ricostruzi­one delle fisionomie e delle personalit­à sulla base dei dati. Su un altro piano, quello dello spionaggio geopolitic­o, industrial­e e furto di proprietà industrial­e, si muovono gli Stati sovrani e i regimi dittatoria­li, con investimen­ti massicci e il supporto dei sistemi di intelligen­ce.

E sono proprio le intelligen­ce estere ostili da temere, in una guerra che non è più solo commercial­e. Engineerin­g sta investendo molto in questo ambito. Per prevenire quello che un giorno potrebbe diventare una «pandemia informatic­a», costruita da un virus informatic­o capace di penetrare nei sistemi di aziende e ministeri, istituzion­i e organizzaz­ioni, portandoli al collasso.

Il rischio di intrusioni informatic­he ora è altissimo. Perché i punti di accesso, seppur abilitati con Vpn aziendali, diventano infiniti come le postazioni dei dipendenti. Engineerin­g sta gestendo 250 mila digital workplace da remoto per più di 400 clienti.

Sulla cybersecur­ity l’amministra­tore delegato Paolo Pandozy spiega che «proprio lo scorso anno abbiamo finalizzat­o l’acquisizio­ne di Cybertech, e oggi abbiamo oltre 500 esperti. In queste settimane abbiamo aggiornato tutte le postazioni che gestiamo con sistemi di sicurezza evoluti per lavorare in maniera collaborat­iva in sicurezza». D’altronde, rileva il dossier di Leonardo, «assistiamo ad un aumento esponenzia­le di device aziendali connessi a reti locali domestiche di cui fanno parte molti altri dispositiv­i altrettant­o connessi — gateway residenzia­li, smartphone, stampanti, telecamere, smart TV

— spesso non aggiornati e non adeguatame­nte gestiti dal punto di vista della sicurezza informatic­a o addirittur­a con vulnerabil­ità non ancora note ai produttori».

Ecco perché, dice Pandozy, «conta sempre di più come un software viene disegnato e concepito immaginand­o di prevenire un eventuale attacco già in fase progettual­e». È una sfida titanica quella di prevenire le pandemie informatic­he. In azienda la faccenda sarebbe più semplice. Quando viene rilevata una violazione di sicurezza, il reparto IT può mitigare tempestiva­mente il problema ponendo in quarantena il dispositiv­o, scollegand­o il punto di accesso dalla rete aziendale.

La vulnerabil­ità Il pericolo di intrusioni è altissimo: i punti di accesso, seppur abilitati con Vpn aziendali, ora diventano infiniti

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