Benfica, si ricomincia con l’assalto al pullman della squadra
Nuova vita, vecchio calcio. Il coronavirus ha stravolto le abitudini mondiali, però non è ancora riuscito a estirpare i peggiori vizi. In Portogallo si è ripreso a giocare in settimana e i violenti sono tornati subito a colpire. Dopo il deludente 0-0 in casa contro il Tondela, squadra in lotta per non retrocedere, il pullman del Benfica è stato assalito dai propri tifosi. La partita si era giocata a porte chiuse allo stadio Da Luz, all’esterno però si sono ritrovati molti sostenitori del Benfica. Il pareggio aveva permesso l’aggancio, non il sorpasso, in testa alla classifica al Porto capolista. Dei teppisti hanno sfogato la loro rabbia colpendo l’autobus della squadra con sassi e oggetti vari, sfondando un vetro e ferendo due giocatori: il tedesco Julian Weigl e il serbo Andrija Živkovic, entrambi finiti in ospedale.
Weigl era già stato vittima di un attentato quando era al Borussia Dortmund. La sera dell’11 aprile 2017, il pullman della squadra tedesca, atteso per l’incontro di Champions League con il Monaco, fu colpito da tre bombe sulla strada dello stadio. Ci furono due feriti. Normale che Weigl sia scosso. «Si è oltrepassato il limite. I mesi scorsi avrebbero dovuto insegnare che è meglio stare insieme nelle difficoltà, piuttosto che tirare pietre l’uno all’altro», ha detto.
Era la prima partita del Benfica dopo quasi tre mesi di lockdown. La società chiede ora il pugno duro alle autorità e ha bollato i comportamenti come «inaccettabili: devono essere trattati con totale intransigenza da parte delle autorità competenti».
All’aggressione al pullman sono seguiti atti vandalici, messaggi intimidatori e minacce presso le abitazioni del tecnico Bruno Lage e dei calciatori Rafa, Pizzi e Grimaldo. Il mondo nuovo è uguale, o forse peggiore, del vecchio.