Corriere della Sera

L’allenatore del Brescia tenta l’impresa salvezza «Giocare per i morti? Non mescoliamo i piani» Cellino chiede di licenziare Mario per giusta causa

-

«Nella vita contano i fatti, non le parole. Siamo quello che facciamo, non quello che diciamo o che scriviamo. La verità qui è una sola: la squadra ha preso una strada, Mario un’altra». Chi parla è Diego Lopez, allenatore del Brescia ultimo in classifica che da qui al 2 agosto si butterà nell’impresa di salvare quella serie A conquistat­a giusto un anno fa, dopo quasi un decennio di buio. Una missione quasi impossibil­e. Che andrà affrontata, ormai è chiaro, senza Balotelli. Doveva essere l’uomo dell’impresa, invece è un separato in casa: ieri sera Cellino ne ha chiesto il licenziame­nto per giusta causa.

Lopez, appena arrivato gli ha dato la fascia da capitano. Gesto sul quale si è molto discusso. Pentito?

«Pensavo che giocando nella sua città potesse dare tanto. Aveva tanto da dare, ma doveva fare di più, molto di più. I fatti sono questi. Quindi è normale che sia deluso. Per Mario mi sono speso molto, ma da lui pretendevo e pretendo altrettant­o».

Cosa non ha funzionato?

«Io credo che ognuno sia padrone del proprio destino, ma non a parole. Con i gesti. Mario si allena da solo perché i suoi compagni hanno fatto un percorso che lui non ha fatto. Era facoltativ­o, va bene, ma il gruppo ha preso una strada e lui un’altra. Su Zoom, durante la quarantena, non si è fatto vedere. Anche se lui dice di stare bene, non è al livello dei compagni. Ora deve recuperare, punto».

Crede si sia giocato l’ultima occasione della carriera?

«Non lo so, ha ancora 30 anni, non 40. Dipende da lui. È padrone del suo destino. Ma così, no. Serve un’altra testa».

L’impresa già è complicata di suo. In più il Balo-gate. Come si motiva una squadra in queste condizioni?

«Anche io me lo sono chiesto. Ma poi vedo che la squadra ci crede. Sul serio. E che ci credeva già prima, quando erano tutti in casa, rinchiusi spesso in appartamen­ti piccoli. Hanno lavorato bene, con voglia, energia, anche quando era facoltativ­o, fra mille difficoltà. Soprattutt­o, credono in se stessi».

Ma lei davvero crede alla salvezza? Siete ultimi.

«Io credo che sia molto difficile, ne sono e ne siamo consapevol­i. Però il nostro obiettivo è fare più punti possibile, dobbiamo pensare solo a noi stessi. Un risultato porta a un altro. Proviamoci».

Brescia è stata fra le città più martoriate dal dramma del Covid. Può essere un carburante ulteriore?

«So che forse non è quello che mi si vorrebbe sentir dire, ma io credo non vadano mescolate le cose. Ci vuole molto rispetto per quanto è successo, per chi ha sofferto davvero. Dobbiamo giocare per noi stessi, per la maglia, per i tifosi, perché è il nostro lavoro. Ma non confondiam­o i piani. Il pallone è una cosa, la vita un’altra».

Il suo presidente non voleva giocare. Poi ha cambiato idea. Lei che ne pensa?

«Sta ripartendo Giusto così». il Paese.

Lei come ha vissuto lockdown in Uruguay? il

«Una festa, rispetto a qua. Laggiù è successo poco o niente, per fortuna».

Che ne pensa di un’amichevole fra Brescia e Atalanta per non dimenticar­e, una partita della memoria?

«Ribadisco quello che ho detto prima. Benissimo, perché no? Ma non confondiam­o

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy