Corriere della Sera

In memoria del dolore e del coraggio

- di Luciano Fontana

«Improvvisa­mente ti senti addosso una grande responsabi­lità, qualcosa che ti preme dentro. Ogni buca, ogni avvallamen­to sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti». A Tommaso Chessa, caporalmag­giore dell’esercito, è toccato un compito terribile che mai un uomo o una donna vorrebbe assolvere.

Doveva guidare uno dei camion militari stracolmi di bare da portare via da Bergamo, città che, al culmine dell’epidemia, non aveva più posto per i suoi troppi morti. Se volevamo darci coraggio, ed è stato giusto farlo, ripetendoc­i ogni istante che «andrà tutto bene», certamente il lunghissim­o elenco delle vittime, quasi 34.000, ci ha ricordato bruscament­e che non è andato tutto bene. Che nelle città del Nord, nei paesi del Lodigiano, nei borghi della Val Seriana e in tutti i luoghi, conosciuti o no, dell’italia, abbiamo pagato un prezzo tremendo.

Sono scomparsi i nostri nonni e i nostri genitori, spesso isolati in case di riposo diventate focolai dell’epidemia. Abbiamo visto vite spegnersi nelle terapie intensive, attaccate all’ultima speranza di un respirator­e o alle cure di medici e infermieri che qualche volta non riuscivano a sopravvive­re neppure loro. Ci ha colpito la fine di giovani uomini e donne che pure speravamo, e ci dicevamo, fossero più resistenti al virus.

Chiusi nelle nostre case e isolati dai nostri cari abbiamo sofferto per l’impossibil­ità di vederli e abbracciar­li per l’ultima volta, di sfiorarli con un bacio, di mettere un fiore accanto alle loro bare. Volevamo pregare, piangere e disperarci davanti a loro e non ci siamo riusciti. Qualcuno non ha saputo nemmeno dove fosse stato sepolto un amico

e un parente, finito nei cimiteri comuni senza il conforto delle famiglie. Ora che (speriamo) il virus ci sta dando tregua, che siamo riusciti a tenerlo sotto controllo, che la drammatica contabilit­à delle vittime sta migliorand­o, è il momento di gridare che non li abbiamo dimenticat­i. Che le loro storie e le loro sofferenze saranno sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori. Agli italiani e alle italiane che abbiamo perso è dedicato questo speciale del Corriere con le loro vite e le loro storie. Un omaggio alle vittime e a chi sta vivendo nel dolore per la loro scomparsa. Per ricordare e per darsi coraggio, per fare tutto quello che è giusto perché tutto questo non accada più.

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Gratis domani con il Corriere un inserto di 24 pagine con volti e storie delle vittime del virus.
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