In memoria del dolore e del coraggio
«Improvvisamente ti senti addosso una grande responsabilità, qualcosa che ti preme dentro. Ogni buca, ogni avvallamento sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti». A Tommaso Chessa, caporalmaggiore dell’esercito, è toccato un compito terribile che mai un uomo o una donna vorrebbe assolvere.
Doveva guidare uno dei camion militari stracolmi di bare da portare via da Bergamo, città che, al culmine dell’epidemia, non aveva più posto per i suoi troppi morti. Se volevamo darci coraggio, ed è stato giusto farlo, ripetendoci ogni istante che «andrà tutto bene», certamente il lunghissimo elenco delle vittime, quasi 34.000, ci ha ricordato bruscamente che non è andato tutto bene. Che nelle città del Nord, nei paesi del Lodigiano, nei borghi della Val Seriana e in tutti i luoghi, conosciuti o no, dell’italia, abbiamo pagato un prezzo tremendo.
Sono scomparsi i nostri nonni e i nostri genitori, spesso isolati in case di riposo diventate focolai dell’epidemia. Abbiamo visto vite spegnersi nelle terapie intensive, attaccate all’ultima speranza di un respiratore o alle cure di medici e infermieri che qualche volta non riuscivano a sopravvivere neppure loro. Ci ha colpito la fine di giovani uomini e donne che pure speravamo, e ci dicevamo, fossero più resistenti al virus.
Chiusi nelle nostre case e isolati dai nostri cari abbiamo sofferto per l’impossibilità di vederli e abbracciarli per l’ultima volta, di sfiorarli con un bacio, di mettere un fiore accanto alle loro bare. Volevamo pregare, piangere e disperarci davanti a loro e non ci siamo riusciti. Qualcuno non ha saputo nemmeno dove fosse stato sepolto un amico
e un parente, finito nei cimiteri comuni senza il conforto delle famiglie. Ora che (speriamo) il virus ci sta dando tregua, che siamo riusciti a tenerlo sotto controllo, che la drammatica contabilità delle vittime sta migliorando, è il momento di gridare che non li abbiamo dimenticati. Che le loro storie e le loro sofferenze saranno sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori. Agli italiani e alle italiane che abbiamo perso è dedicato questo speciale del Corriere con le loro vite e le loro storie. Un omaggio alle vittime e a chi sta vivendo nel dolore per la loro scomparsa. Per ricordare e per darsi coraggio, per fare tutto quello che è giusto perché tutto questo non accada più.