Conte: non temo di cadere
Parla il premier: scelte urgenti, non scavalco nessuno. Il Pd: un piano per i fondi Ue
«Non mi pare di essere accerchiato più di quanto lo fossi nella prima fase». Il premier Giuseppe Conte in un colloquio con il Corriere stempera le tensioni nella maggioranza: «Non temo di cadere». E invoca scelte urgenti.
I nuovi dati del monitoraggio epidemiologico della cabina di regia dell’istituto superiore di Sanità e ministero della Salute per l’italia sono positivi. In nessuna regione l’indice Rt (che si usa per stimare la velocità del contagio da Covid-19) è risultato maggiore di 1, valore considerato critico e che indicherebbe un inizio di ripresa dell’epidemia. L’analisi sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio dice che siamo sulla strada giusta, anche se «occorrono ancora prudenza e gradualità», ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Per quanto riguarda l’indice Rt, alcune regioni migliorano rispetto alla settimana precedente (18-25 maggio) e altre peggiorano. La Lombardia è passata dallo 0,75 allo 0,91, fanalino di coda in Italia. Stabili Piemonte, Trento, Emilia-romagna, Lazio e Veneto. Migliorano Liguria, Friuli-venezia Giulia, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle D’aosta. In peggioramento Abruzzo, Calabria, Marche, Bolzano, Puglia, Toscana.
È da considerarsi, però, che quando il numero di casi in una regione è molto basso, focolai anche piccoli possono determinare temporanee oscillazioni di Rt anche con valori superiori a 1 (come avvenuto in Molise nelle scorse settimane), senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante.
«È un quadro rassicurante — commenta Vittorio Demicheli, epidemiologo direttore sanitario dell’ats di Milano e membro della cabina di regia nazionale —. I dati e la loro qualità sono migliorati. Il sistema è “credibile”: in tutte le regioni sono indagati ormai oltre il 90% dei casi, riusciamo a fare un tampone in meno di 5 giorni, il numero dei letti di terapia intensiva è ormai sufficiente. I contagi ci sono, ma diminuiscono, anche se non è ancora la settimana in cui possiamo tirare un sospiro di sollievo».
Nel rapporto si legge che in quasi tutta la Penisola sono documentati «focolai di trasmissione attivi». Che cosa significa? «Parliamo di qualche unità per focolaio, al massimo qualche decina. Finché ci sono, sappiamo che il virus si trasmette ancora», spiega Demicheli.
L’ultimo in ordine di tempo è il focolaio individuato a Roma presso l’irccs San Raffaele Pisana, con 31 casi di cui 9 dipendenti,
2 esterni e 20 pazienti.
I livello di Rt comunque non è l’unico parametro utile e nemmeno quello che per primo indica se le cose stanno peggiorando: «Gli indicatori che ci avvisano subito sono l’incidenza settimanale dei nuovi casi, il numero di focolai, le chiamate al 118 e i ricoveri — osserva l’esperto —. Nemmeno il valore Rt della Lombardia deve far preoccupare, perché i casi continuano a scendere. Ovviamente dipende molto dai tamponi fatti, ma mentre all’inizio potevamo pensare che una parte del fenomeno restasse sommersa, adesso a Milano c’è un positivo ogni dieci sospetti. Ormai non si può pensare che ci sia una quota di infezione importante che non viene identificata perché non si fanno abbastanza tamponi. Sono fiducioso: la velocità di propagazione del virus non è più quella di prima».
Demicheli: il numero di casi continua a scendere, il Covid non si propaga come prima