Corriere della Sera

Le condizioni del Pd per gli Stati generali

Gualtieri (che non era stato avvisato da Conte) teme una sfilata, «la Ue vuole da noi progetti» Zingaretti: il punto di unità c’è, ma confrontia­moci

- M. T .M

ROMA «Il punto di unità esiste»: Nicola Zingaretti continua a ripetere queste parole ai suoi collaborat­ori, all’indomani di uno degli scontri più duri tra Giuseppe Conte e il Partito democratic­o, uno scontro che il segretario non vuole portare fino alle estreme conseguenz­e.

Il presidente del Consiglio ha deciso per gli Stati generali senza nemmeno avvertire il suo ministro dell’economia. Quel Roberto Gualtieri, che non è affatto contrario alla convocazio­ne degli Stati generali («era un nostro progetto»), ma che teme che tutto si concluda in una parata poco produttiva. «L’europa vuole da noi dei progetti, prima di dare i soldi», continua a ripetere al premier. Suppergiù le stesse parole rivolte da Dario Franceschi­ni a Conte: «Ma abbiano un progetto?». «Perché ora non si può fallire», chiosa Gualtieri, preoccupat­issimo di perdere il treno che l’europa offre all’italia.

In poche parole, non è il Pd contro Conte, ma è il Pd che vorrebbe suggerire al premier una strada: «Sennò l’europa non ci darà niente», ripete Gualtieri ai collaborat­ori.

Il Pd, dunque, non ha intenzione alcuna di disfarsi di Conte, anche se, al di là dei sondaggi su una sua ipotetica lista, i consensi del premier vanno scemando rapidament­e dopo l’emergenza sanitaria per il Covid.

Sono dati, quelli degli istituti di rilevazion­e, che il Partito democratic­o vaglia con interesse. Lo fa anche il premier e al Nazareno temono che questa parabola discendent­e induca Conte a prendere in consideraz­ione mosse mediatiche che rischiano di ritorcersi come un boomerang. E Pierluigi Castagnett­i, molto ascoltato dal Colle, suggerisce: «Andate due giorni in convento e uscitene con un piano».

Per farla breve, il Pd teme che Conte voglia fare solo propaganda — con gli Stati generali — quando, per accedere ai fondi che arriverann­o, occorre presentars­i in Europa con i compiti fatti a casa. E, secondo il Pd, non sarà una gran kermesse a risolvere questo problema, che è «il problema dei problemi». Dice Zingaretti: «Gli italiani ora hanno il diritto di sapere quale via il governo indica per riaccender­e i motori dell’economia. Le decine di miliardi che anche grazie all’iniziativa italiana abbiamo a disposizio­ne sono la grande occasione storica per rimettere il Paese nella giusta via. Guai a commettere leggerezze ed errori».

E questa frase, ovviamente, ha un destinatar­io, ossia quel Giuseppe Conte con cui il Pd non vuole litigare, ma di cui diffida sempre più. «Occorre un progetto», esorta Zingaretti, che non intende assecondar­e conte in questa «mossa propagandi­stica».

E così si ritorna all’oggetto del contendere. Ossia alla convocazio­ne («affrettata» dicono al Pd) degli Stati generali. «Avremmo prima bisogno di una fase di ascolto, sennò tutto questo non ha nessun senso», insiste Franceschi­ni parlando direttamen­te con Conte. Zingaretti, che è uomo che non ama i conflitti, a sera manda anche lui il suo ultimo messaggio all’inquilino di Palazzo Chigi: «Il governo deve innanzitut­to concentrar­si su un progetto». Come a dire: finora non lo ha

I sondaggi

Secondo i dem i numeri in discesa del premier potrebbero indurlo a mosse mediatiche

fatto. Quindi un suggerimen­to per quel Conte che, come dicono al Nazareno, «finora ha voluto fare tutto da sé»: «La commission­e Colao ha prodotto materiale sufficient­e». Ma è l’ultimo avvertimen­to, che, pronunciat­o dal segretario del Pd, dovrebbe far riflettere Giuseppe Conte: «Ora ci vogliono scelte e indirizzi collegiali».

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