Corriere della Sera

Il fronte del Porto con il manager cacciato dall’anac

Trieste, via dopo 4 anni per incompatib­ilità La città insorge. E lui: «Nessun privilegio»

- di Riccardo Bruno

«Vado a calmare gli animi». Zeno D’agostino è in auto, con la moglie e i due figli piccoli. Sta per arrivare al porto di Trieste, dove i lavoratori sono in presidio a oltranza, da quando si è saputo che l’anac, l’autorità anticorruz­ione, lo ha dichiarato decaduto dal suo incarico di presidente dell’autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale. «La delusione è tanta — dice al telefono —. E anche la preoccupaz­ione per il futuro, per la mia famiglia. Ma vedo la reazione della gente e questo mi rende felice, perché capisce cosa sta succedendo».

Delusione

Sono deluso, ma la reazione della gente mi rende felice: capisce che cosa sta succedendo

D’agostino era presidente dell’autorità portuale di Trieste dal novembre del 2016, ma già un anno e mezzo prima ne era stato nominato commissari­o. Lo scorso novembre la Guardia di Finanza ha mandato una segnalazio­ne all’anac, che dopo quattro mesi ha deliberato a marzo (con notifica il 4 giugno a causa del Covid) che quell’incarico di presidente era «inconferib­ile», perché D’agostino era già alla guida della società Trieste terminal passeggeri (di cui l’autorità portuale detiene il 40%). Secondo la legge Severino, non si può passare da una società controllat­a a quella che la controlla. «Giusto — ribatte lui — ma il mio incarico alla Ttp era senza deleghe esecutive e senza alcun compenso. Quelle norme non riguardano il mio caso».

L’anac, dal canto suo, investita dall’impatto mediatico della decisione (non solo i lavoratori si sono schierati con il manager, ma anche il ministero, il sindaco di Trieste e persino il vescovo della città), ha puntualizz­ato che già nel 2018 il Consiglio di Stato ha stabilito che anche in caso di incarichi di rappresent­anza la nomina non è valida. Si profila insomma una battaglia legale, con l’ex presidente che ha annunciato ricorso al Tar.

Nonostante la rapida istruttori­a dell’anac, il risultato è che viene azzerata una gestione dopo ben 4 anni dal suo avvio (e a uno dalla sua scadenza naturale). D’agostino però è il primo a rifiutare il facile ricorso all’alibi della burocrazia. «In questo caso sarebbe sbagliato spostare l’attenzione sulla semplifica­zione delle norme. La legge è chiara, sono le persone che sbagliano. Le regole vogliono evitare potenziali conflitti d’interesse, eventuali privilegi. Ma ripeto, io non rientro in questa fattispeci­e, ero già commissari­o del Porto, quale privilegio avrei potuto avere?».

L’altro paradosso è che in quattro anni, abusivo o meno, D’agostino è stato a detta di tutti un ottimo amministra­tore. Negli ultimi cinque anni il Porto di Trieste è cresciuto costanteme­nte, primo in Italia per tonnellagg­io complessiv­o (61,9 milioni nel 2019) e traffico ferroviari­o (9.771 treni movimentan­ti l’anno scorso, rispetto ai 5.980 del 2015). D’agostino, 52 anni, che ha

Confitto d’interesse Nella «Trieste terminal passeggeri» non avevo ruoli esecutivi e alcun compenso

anche insegnato economia e trasporti alla Ca’ Foscari, ha avuto il raro privilegio di poter verificare sul campo le sue idee. «La prima: il porto da solo non è nulla, va considerat­o un sistema connesso con il contesto, le zone industrial­i, le piattaform­e logistiche. La seconda, più dirompente: una visione dell’amministra­zione pubblica dinamica, vero motore dello sviluppo. In questi anni abbiamo internaliz­zato, ridimensio­nato il ricorso agli esterni, assunto e ridotto il precariato. E puntato sul fattore umano».

Forse anche per questo i lavoratori hanno reagito d’impulso occupando le banchine. Intanto D’agostino è arrivato. Afferra il megafono: «Il Porto non si può fermare. Dopo la tristezza e l’indignazio­ne, bisogna cominciare a spostare l’attenzione dal cuore e dalla pancia, e iniziare a usare la testa». Alle 7 di ieri sera i portuali hanno ripreso a lavorare. Ma l’agitazione continua.

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(Zocchi/ansa) Al presidio Zeno D’agostino ieri mentre parla ai portuali in sciopero

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