Milano e Prato i Comuni più efficienti (ma 55 sono bocciati)
Iniettare liquidità a Comuni e Regioni non basterà a garantire una ripresa economica. Bisogna saper usare i dati disponibili e metterli a confronto, per poter capire come e per cosa viene speso il denaro pubblico e dove si può migliorare. È uno scenario tra ombre e luce quello che emerge dall’ultimo «Rating pubblico» di Fondazione Etica, nato per analizzare le performance della pubblica amministrazione. Lo scopo è valutare e comparare la loro trasparenza, integrità ed efficienza. L’attenzione è posta sulla performance qualitativa dei 111 Comuni capoluoghi di provincia, valutandone non le politiche ma la macchina amministrativa, divisa in sei aree, anche attraverso la lente della sostenibilità.
Dai risultati dell’analisi 2019 si evidenziano due macro gruppi numericamente equivalenti: 56 Comuni ottengono un risultato positivo, mentre i restanti 55 ottengono uno score inferiore a 50 su 100, e dunque insufficiente. «I dati non sono particolarmente incoraggianti anche tra i Comuni del Nord — ha commentato Paola Caporossi, vicepresidente e fondatrice di Fondazione Etica —. È vero che esiste un gap tra Nord e Sud, ma la ricchezza del Nord è maggiore. Milano ha dei buoni risultati, ma ha il triplo del reddito pro capite di molti Comuni del Sud. Tuttavia, non è detto che i capoluoghi più ricchi siano i più virtuosi. Ci sono buoni risultati in alcuni Comuni del Sud e, allo stesso tempo risultati mediocri in quelli del Nord e del Centro Italia. Non c’è una città che primeggia in assoluto, ma tutti hanno da imparare qualcosa».
Risultati insomma non positivi, se si pensa che solo il 15% dei Comuni ha ottenuto un punteggio sopra la sufficienza, così come è insufficiente il rating medio che si attesta a 48 su 100.Venti le amministrazioni in dissesto considerate nell’analisi, da Benevento a Catania, da Caserta a Terni, mentre in riequilibrio ce ne sono 15, tra cui Brindisi (rating sufficiente), Savona, Alessandria, Pescara, Napoli (deboli), gli altri dieci posizionati in classe «poor». Prato e Milano sono i Comuni più performanti, ma lontani dall’eccellenza. «Sarebbe opportuna l’elaborazione di un piano di supporto per tutti i Comuni — ha detto Caporossi —. Il rischio, in questo periodo che segue l’emergenza sanitaria, è che il piano di rafforzamento della capacità amministrativa venga recepito come superfluo e la necessità di semplificazione burocratica potrebbe tradursi in riduzione degli obblighi di pubblicazione, quando invece basterebbe l’alimentazione automatica dei flussi di informazione per farli confluire in un unico database. Altrimenti, l’iniezione di liquidità non migliorerà l’efficienza di Comuni e Regioni. I soldi sono pochi ed è diritto dei cittadini pretendere che vengano spesi bene».