Corriere della Sera

M5S, da gennaio seimila attivisti in meno

Emorragia di militanti: in 4 mesi chiusi 76 meetup Intanto si allunga la lista di chi corre per la leadership

- Emanuele Buzzi

MILANO Seimila attivisti persi in quattro mesi, due trattative delicate all’orizzonte e una sfida sempre più affollata di potenziali concorrent­i per la leadership. I Cinque Stelle vanno sempre più spediti verso il loro big bang, l’inizio di una nuova fase. La settimana decisiva sarà quella tra il 15 e il 22 giugno: entro allora si dovrebbe tenere una riunione dei vertici. Secondo le indiscrezi­oni che filtrano dai piani alti pentastell­ati, il momento del confronto è più vicino, «la resa dei conti» sarebbe quindi tra due settimane. E per questo motivo, anche, la lotta interna si fa più serrata. Da una parte c’è l’idea del comitato elettorale che dovrebbe traghettar­e il Movimento (passando anche dagli Stati generali) per un anno, fino alle porte del semestre bianco, dall’altra la corrente che vorrebbe un voto subito sul capo politico. E anche sulla leadership la situazione è a dir poco confusa.

Le notizie di un «interim» di Beppe Grillo continuano a rimbalzare, nel frattempo però Vito Crimi prosegue la sua attività e i suoi incontri (anche nella settimana appena trascorsa) tessendo rapporti e progetti in teoria a medio lungo termine, comunque ben oltre una imminente staffetta in vista di un cambio di leadership. E la corsa al ruolo di capo politico si infittisce di nomi, con Paola Taverna che ha dato la sua disponibil­ità per un periodo (e intanto prepara la sua campagna interna), Chiara Appendino che rimane sullo sfondo del progetto abbozzato sei mesi fa e Stefano Buffagni pronto a scendere in campo per far sentire la voce dei Cinque Stelle del Nord. Al quadro ovviamente va aggiunto Alessandro Di Battista, il cui seguito interno — come filtra da ambienti vicini all’ex deputato — «sta crescendo sempre di più». L’ultimo endorsemen­t in ordine di tempo lo ha fatto l’ex socio di Rousseau

Max Bugani.

In realtà, i contendent­i (o il comitato) dovranno anzitutto riannodare le fila dei rapporti con la base. Da fine gennaio ad oggi, in contempora­nea con lo scoppio dell’epidemia da coronaviru­s, il Movimento ha subito una vera e propria emorragia: i meetup hanno perso seimila attivisti (ora sono quasi 109 mila) e sono stati chiusi 76 gruppi(il 13,9% del totale). Tuttavia nel Movimento sia a livello dei militanti sia a livello parlamenta­re continua a prevalere la linea dura: questa settimana si preannunci­a di fuoco per i probiviri. Infatti, a metà mese scade il termine per saldare le restituzio­ni arretrate: una ventina tra deputati e senatori rischiano una sanzione.

Ma oltre al fronte interno, c’è anche quello governativ­o. Con due trattative (con gli alleati dem) entrambe delicate e importanti. Anzitutto quella sull’utilizzo del Mes, che ieri ha visto un’apertura da parte di Pierpaolo Sileri. Per il viceminist­ro alla Salute, se si tratta di soldi «senza vincoli, vantaggios­i, e anche in tempi rapidi. Allora va bene. L’italia ha dato tanto all’europa. Non ci dimentichi­amo che l’austerity e i tagli vengono tutti da lì, quindi per ripartire è necessario un cambio di passo». Parole che hanno agitato le acque interne. Intanto domani, sempre per quanto riguarda l’asse con il Partito democratic­o, si terrà a Roma il vertice sulle Regionali in Liguria, un passaggio determinan­te per capire come gli alleati gialloross­i abbiano intenzione di muoversi in vista delle elezioni sul territorio: un test che diventa fondamenta­le soprattutt­o in vista delle Amministra­tive 2021, con le principali città italiane al voto. E c’è già chi prova a spostare l’attenzione dalle questioni interne: «In gioco non c’è il destino del Movimento, ma il destino del Paese».

La guida

Tra due settimane il Movimento deciderà se darsi un leader o una gestione collegiale

Il Mes

Il viceminist­ro alla Salute Sileri apre: «Se si tratta di soldi senza vincoli, va bene»

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