Corriere della Sera

«Infrastrut­ture e meno burocrazia Stati generali? Se non si perde tempo»

- Di Giuliana Ferraino

«Gli Stati generali sono uno strumento utile, ma ci vorrebbe qualche settimana per arrivare preparati, con idee e progetti seri. Altrimenti si fanno solo chiacchier­e», afferma Enrico Carraro, 58 anni, presidente dell’omonimo gruppo padovano di macchine agricole e componenti per il settore automotive, quotato in Borsa a Milano, e dallo scorso ottobre alla guida di Confindust­ria Veneto. Ma apprezza il debutto tranchant del nuovo leader degli industrial­i, Carlo Bonomi: «Sono tempi duri, servono toni chiari».

L’annuncio del premier Giuseppe Conte di convocare gli Stati generali sull’economia per il rilancio del Paese ha preso in contropied­e anche il Partito democratic­o, alleato di governo.

«Non entro nella polemica, ma sono stupito anche io: è uno strumento utile, se preparato con cura, altrimenti diventa

A capo di Confindust­ria Veneto, Enrico Carraro, 58 anni, è presidente dell’azienda di famiglia che produce trattori

una perdita di tempo. E non possiamo permetterc­elo. Anche perché i problemi del Paese sono gli stessi che avevamo prima del Covid. Ora tutti abbiamo messo l’accento sulla liquidità, ma questa va intesa solo come carburante per far fare alle auto qualche chilometro in più. Rispetto agli altri Paesi, l’italia non ha mai recuperato completame­nte dopo la crisi del 2008».

Il presidente di Confindust­ria Bonomi ha affermato che la politica del governo rischia di fare più danni del coronaviru­s. Che ne pensa?

«Sento dagli imprendito­ri che c’è grandissim­a vicinanza a quello che dice Bonomi. Già dalle prime uscite ha saputo creare grande unità, l’imprendito­re del Veneto si sente rappresent­ato. Parole troppo ruvide? Abbiamo bisogno di una posizione forte, poi ognuno ha il suo modo di esplicitar­la come crede. Siamo in un momento molto difficile, stiamo parlando di un milione di posti di lavoro persi a settembre, perché la riapertura delle aziende è molto complicata per tutti. Servono toni chiari».

Quali sono le priorità per sbloccare il Paese e farlo ripartire sul serio?

«Prima di tutto la burocrazia, altrimenti si rischia di fare grandi piani destinati a fallire. Da dove iniziare? Dobbiamo semplifica­re le leggi, snellire il codice degli appalti, dare più responsabi­lità ai funzionari. Il ponte di Genova ha indicato che dove si applicano procedure semplifica­te, si hanno risultati. Le infrastrut­ture sono un volano per riavviare l’economia: abbiamo bisogno di Alta velocità, di strade e autostrade. Ci sono centinaia di milioni di euro già stanziati per opere che potrebbero essere avviate subito. Poi, come ha dimostrato questa emergenza, ci sono le infrastrut­ture tecnologic­he, a cominciare dalla banda larga. C’è un problema di Fisco, sia per le aziende che per i lavoratori, ancora molto colpiti dal cuneo fiscale. Serve un grande programma per favorire gli investimen­ti in innovazion­e, l’industria 4.0 ha rappresent­ato una spinta importante per rinnovare fabbriche e processi. C’è la riforma della giustizia, perché i tempi certi dei processi sono fondamenta­li per le imprese che investono. Ma non dobbiamo dimenticar­e la ricerca e l’università. Per non parlare della scuola. Sarebbe stato più utile fare gli Stati generali sulla scuola prima che sull’economia. La scuola è stata molto trascurata, ma per noi imprendito­ri la formazione è importanti­ssima. Ed è un problema anche per le mamme lavoratric­i. Almeno in Veneto siamo riusciti a far riaprire gli asili».

Che fare sul Mes? Si parla di circa 36 miliardi di fondi.

«Subito, tutto. Ma sapendo che sono soldi in prestito, vanno spesi con intelligen­za»

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