I familiari delle vittime: pronte le prime 50 denunce
Una valanga di esposti. Saranno presentati mercoledì alla Procura di Bergamo dai familiari di vittime del Coronavirus. Cinquanta le denunce iniziali, ma il numero è destinato rapidamente a moltiplicarsi raggiungendo la cifra di duecento e forse di più. Questo perché all’iniziativa del comitato «Noi denunceremo», presieduto da Luca Fusco, commercialista di Brusaporto — 6 mila abitanti in Val Cavallina, nella Bergamasca — al quale il Covid ha portato via il papà Antonio, stanno rapidamente aderendo molte persone. Non solo quelle che vivono nelle province lombarde più martoriate dalla pandemia come Brescia e Cremona, ma anche famiglie sparse in tutta Italia. Esposti firmati da chi ha perso genitori, fratelli, parenti vicini. Pazienti ricoverati in ospedale o ospiti nelle Rsa. O che sono morti in casa perché era troppo tardi per portarli in ospedale. Sul sito di «Noi denunceremo» — sulla pagina Facebook l’associazione ha già raccolto oltre 50 mila follower — compaiono tante storie. C’è quella scritta da Monica Plazzoli, 54 anni e tre figli, che al Giovanni XXIII di Bergamo ha perso il marito Armando Invernizzi, artigiano di 66. Racconta che «le cure sono state troppo tardive, sono convinta che, se non fosse stato obbligato a stare a casa per una settimana, i suoi polmoni non si sarebbero deteriorati e si sarebbe potuto salvare». Oppure Mariangela Armanni che, nel ricordare il papà Osvaldo, morto a 62 anni, si dice «consapevole che la nostra situazione non abbia i dettagli drammatici di altre esperienze, ma trovo comunque che papà sia stato vittima di un sistema sanitario al collasso». Diego Federici, 35 anni, ha perso i genitori: prima Renato Federici, 72, e poi Ida Mattoni «che per via di complicanze mai spiegate, non è stata sottoposta al trattamento sub-intensivo ma direttamente sedata». Tra chi ha firmato le denunce c’è Cristina Longhini che ha perso il papà in ospedale dove era stato ricoverato «solo dopo un’agonia di diversi giorni in casa». Si rivolge direttamente al presidente Mattarella sperando che «voglia incontrare comitato e familiari delle vittime. Ci sentiamo abbandonati dalle
Positivi
Quanti sono stati i nuovi casi registrati ieri nella provincia di Bergamo, per un totale che arriva a 13.558 istituzioni». Il coordinatore di «Noi denunceremo» chiarisce «che nelle indagini penali la responsabilità è personale. Per questo nei nostri esposti abbiamo sempre specificato — puntualizza Fusco — che il personale sanitario non c’entra. Noi stiamo con medici e infermieri. Il problema è complessivo è consiste nel fatto, tra i tanti, che di ambulanze ce ne fossero cento quando ne servivano 500. Oppure nella carenza di posti letto che a lungo non ci sono stati: quello che chiediamo è semplicemente la verità».