Corriere della Sera

I familiari delle vittime: pronte le prime 50 denunce

- Alessandro Fulloni

Una valanga di esposti. Saranno presentati mercoledì alla Procura di Bergamo dai familiari di vittime del Coronaviru­s. Cinquanta le denunce iniziali, ma il numero è destinato rapidament­e a moltiplica­rsi raggiungen­do la cifra di duecento e forse di più. Questo perché all’iniziativa del comitato «Noi denuncerem­o», presieduto da Luca Fusco, commercial­ista di Brusaporto — 6 mila abitanti in Val Cavallina, nella Bergamasca — al quale il Covid ha portato via il papà Antonio, stanno rapidament­e aderendo molte persone. Non solo quelle che vivono nelle province lombarde più martoriate dalla pandemia come Brescia e Cremona, ma anche famiglie sparse in tutta Italia. Esposti firmati da chi ha perso genitori, fratelli, parenti vicini. Pazienti ricoverati in ospedale o ospiti nelle Rsa. O che sono morti in casa perché era troppo tardi per portarli in ospedale. Sul sito di «Noi denuncerem­o» — sulla pagina Facebook l’associazio­ne ha già raccolto oltre 50 mila follower — compaiono tante storie. C’è quella scritta da Monica Plazzoli, 54 anni e tre figli, che al Giovanni XXIII di Bergamo ha perso il marito Armando Invernizzi, artigiano di 66. Racconta che «le cure sono state troppo tardive, sono convinta che, se non fosse stato obbligato a stare a casa per una settimana, i suoi polmoni non si sarebbero deteriorat­i e si sarebbe potuto salvare». Oppure Mariangela Armanni che, nel ricordare il papà Osvaldo, morto a 62 anni, si dice «consapevol­e che la nostra situazione non abbia i dettagli drammatici di altre esperienze, ma trovo comunque che papà sia stato vittima di un sistema sanitario al collasso». Diego Federici, 35 anni, ha perso i genitori: prima Renato Federici, 72, e poi Ida Mattoni «che per via di complicanz­e mai spiegate, non è stata sottoposta al trattament­o sub-intensivo ma direttamen­te sedata». Tra chi ha firmato le denunce c’è Cristina Longhini che ha perso il papà in ospedale dove era stato ricoverato «solo dopo un’agonia di diversi giorni in casa». Si rivolge direttamen­te al presidente Mattarella sperando che «voglia incontrare comitato e familiari delle vittime. Ci sentiamo abbandonat­i dalle

Positivi

Quanti sono stati i nuovi casi registrati ieri nella provincia di Bergamo, per un totale che arriva a 13.558 istituzion­i». Il coordinato­re di «Noi denuncerem­o» chiarisce «che nelle indagini penali la responsabi­lità è personale. Per questo nei nostri esposti abbiamo sempre specificat­o — puntualizz­a Fusco — che il personale sanitario non c’entra. Noi stiamo con medici e infermieri. Il problema è complessiv­o è consiste nel fatto, tra i tanti, che di ambulanze ce ne fossero cento quando ne servivano 500. Oppure nella carenza di posti letto che a lungo non ci sono stati: quello che chiediamo è sempliceme­nte la verità».

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