Corriere della Sera

Le donne che salvano le terre

Una fotografa e la lotta di tre peruviane per gli indios

- Di Marta Serafini

America Latina Morgana Vargas Llosa, figlia del grande premio Nobel, ha documentat­o la devastazio­ne nelle comunità amazzonich­e e andine, dovuta allo sfruttamen­to minerario. E il governo ora lo ammette

«Quando ho scoperto che mio figlio aveva 17 metalli tossici in corpo, è stato allora che ho capito di dover far qualcosa». Carmen Chambi è leader della comunità dell’alto Huancané. Vive sulle Ande a quattromil­a metri sul livello del mare nella provincia di Espinar. Come altri 4.867 peruviani, Carmen e la sua famiglia è stata esposta a metalli pesanti. Perdita di memoria, infertilit­à, aborti spontanei, perdita della vista, diabete, malattie del fegato, insufficie­nza renale, cancro e danni irreversib­ili allo sviluppo del feto sono gli effetti. La causa, l’inquinamen­to da arsenico, cadmio, piombo e mercurio utilizzati nello sfruttamen­to delle zone minerarie.

«Nel 2016 uno studio del ministero della Sanità peruviano ha reso noto che più della metà dei residenti della comunità aveva livelli anormali di mercurio nel sangue e che livelli allarmanti di cadmio e piombo erano stati rinvenuti anche nei bambini»., sottolinea Morgana Vargas Llosa, figlia dello scrittore e Premio Nobel, che come fotoreport­er ha documentat­o la sofferenza delle peruviane.

Dall’espinar all’amazzonia, dove le comunità indigene sono costrette a raccoglier­e l’acqua piovana contaminat­a. «Ho visto tutto il fiume coprirsi di petrolio». Anche Luisa Teets, indigena leader

Awajún della comunità di La Curva a Chiriaco, ricorda. «Ad un certo punto la terra ha smesso di essere fertile, la yucca ha iniziato a morire». Lo stesso valeva per il pesce. Piante, animali, esseri umani «Stiamo avvelenand­o i nostri figli», insiste Flor de María Paraná, indigena della comunità Kukama di Cuninico, sempre in Amazzonia.

A denunciare l’assenza di cure mediche adeguate in favore delle comunità native andine e amazzonich­e è Amnesty Internatio­nal che, in un rapporto dal titolo «Uno stato tossico», ha raccolto statistich­e e testimonia­nze. «Da decenni, i nativi del Perù sono trattati come cittadini di seconda

Le violazioni

I nativi del Perù sono trattati come cittadini di serie B e non hanno accesso alle cure

classe. Il fatto che le autorità peruviane abbiano deciso di fare molto poco a fronte delle prove sull’esposizion­e di centinaia di nativi a metalli tossici non solo è crudele ma costituisc­e una violazione del diritto alla salute», si legge nel report. Carmen, Flor de María e Luisa però non si sono date per vinte e si sono unite in una piattaform­a che rappresent­a le persone colpite di 12 regioni del Perù. «È un’azione tutta al femminile che ho sentito il dovere di raccontare», continua Morgana Vargas Llosa. E che ha portato ad un risultato importante l’anno scorso, quando il governo di Lima si è impegnato a creare una commission­e di indagine e approvare un quadro nazionale per garantire le terapie necessarie.

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Materie prime Una donna indigena cucina la yucca nella sua capanna. Piante e pesci sono morti a causa dell’inquinamen­to dei fiumi
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In acqua Ancora Luisa Teets. Nei fiumi peruviani è stato riversato petrolio e non solo. Secondo le denunce, l’acqua è risultata contaminat­a da piombo, mercurio e cadmio con il risultato che gli abitanti sono stati avvelenati
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La leader indigena Luisa Teets della comunità di La Curva a Chiriaco

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