Corriere della Sera

PRECARI E NON GARANTITI È LA NUOVA EMERGENZA

- Caro signor Anedda,

Caro direttore, tutti dovremmo essere uguali di fronte a un’emergenza sanitaria di questa portata. La vera divisione non è tra Nord e Sud, ma tra i dipendenti privilegia­ti e i dipendenti ridotti alla fame. Se sei un dipendente pubblico, e il tuo datore di lavoro ha deciso di lasciarti a casa, stipendio pieno alle consuete scadenze. Se lavori in un’industria, che ha dovuto interrompe­re o ridurre il lavoro, a casa con subito l’80% dello stipendio. Se lavori in altri settori, come la ristorazio­ne e risiedi in Sardegna, a casa dai primi di marzo senza nessun tipo di contributo economico fino alla fine di maggio. Risultato, la fame, la corsa agli aiuti familiari, il lavoro in nero in campagna. Due Italie, due mondi alieni.

Luigi Anedda

L’emergenza del coronaviru­s ha aggravato una situazione nel mondo del lavoro che già conoscevam­o purtroppo bene. La frattura tra garantiti e non garantiti divide l’italia, rende incerti le vite e il futuro di tantissimi giovani (ma non solo) che trovano unicamente «lavoretti», rende ancora più lontane quelle zone dell’italia in cui l’occupazion­e stabile è un miraggio. Non ho niente contro i dipendenti pubblici, soprattutt­o quelli, e ce ne sono tanti, che fanno il loro dovere con impegno e profession­alità. Ma è davanti agli occhi di tutti, ora che le aziende sono in crisi e tante attività sono bloccate, come le disparità siano enormi.

Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronic­a: scrivialdi­rettore@corriere.it

Chi nel settore privato ha un lavoro stabile ha subito con la cassa integrazio­ne una riduzione di stipendio. Chi è precario o addirittur­a in nero si è dovuto affidare per sopravvive­re a bonus arrivati spesso in ritardo o all’aiuto delle famiglie. Con la certezza che i sussidi statali dureranno poco (sono tanti quelli che non ne hanno più diritto) e che le loro attività non ripartiran­no o riprendera­nno molto a rilento. Una vera emergenza sociale che dovrebbe diventare immediatam­ente una priorità per la nostra classe politica. Quanti camerieri, rider, baristi, operatori turistici, piccoli profession­isti non riuscirann­o a guadagnare niente in questa estate? E come possiamo pensare che tutto questo potrà essere sopportato in silenzio? Nei tanto sbandierat­i Stati generali dell’economia c’è posto per questa emergenza?

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