IL RE LEONE E L’ETICA PUBBLICA
Sebastiano Maffettone
La nipotina di 5 anni del filosofo Sebastiano Maffettone ama la storia di Simba il re leone. La favola di morte, perdita, caduta e riconquista della vita «normale» da parte del leoncino che diventa re piace, però, anche al nonno perché è un racconto esemplare per intendere la condizione umana: «Ai miei occhi — dice il filosofo nel suo nuovo libro — l’etica pubblica potrebbe offrire strumenti utili per la narrativa che ci manca ai tempi della pandemia. Parla infatti di una crisi di portata epocale, racconta di un soggetto che ripensa sé stesso al cospetto di un pericolo mortale per sé e la comunità in cui vive, e ci invita infine a riflettere sulle possibili vie di uscite. Come accade nelle migliori storie». Insomma, l’etica pubblica come la favola di Simba il re leone.
Maffettone lavora da quarant’anni sui fondamenti filosofici dell’etica pubblica, insegna alla Luiss e il suo testo più recente è Il quarto shock. Come un virus ha cambiato il mondo (prefazione di Giovanni Lo Storto, Luiss University Press, pagine 144, 12,50). Sigmund Freud nell’introduzione alla psicanalisi parla delle tre grandi rivoluzioni della storia umana — una cosa del genere fa anche Friedrich Nietzsche — che infliggono all’uomo tre umiliazioni o shock: la rivoluzione astronomica di Copernico con cui il Sole prende il posto della Terra al centro dell’universo; l’origine della specie di Darwin con cui l’uomo, concepito a immagine e somiglianza di Dio, scopre di discendere dalle scimmie; e, dulcis in fundo, la stessa psicanalisi che mostra come l’io non sia il padrone di sé stesso perché c’è una parte irrazionale, l’inconscio, che è molto più vasta della sfera razionale. Il «quarto shock» è, secondo Maffettone, la pandemia da Covid-19 che ha rivelato una ulteriore «impotenza umana».
È vero, infatti, che dinanzi al «virus che ha cambiato il mondo» gli uomini (e i governi) si son trovati impreparati e disorientati al punto che la pressoché unica risposta è stata il lockdown: l’isolamento sociale e la chiusura nelle proprie case. Qui entra in gioco l’etica pubblica: infatti, la misura estrema di isolamento, fino al punto di sospendere di fatto la vita civile e lavorativa, è una scelta libera che ogni individuo pratica sia nel proprio che nell’altrui interesse o una coercizione del governo che obbliga a «essere buoni»? Nel primo caso conserviamo la nostra libertà, assumendoci naturalmente anche i rischi che ciò comporta, mentre nel secondo caso il governo nel tentativo di garantire sicurezza al più vasto numero di persone nega le libertà. Lecita la domanda: il futuro ci riserva una vita dispotica e distopica o le società occidentali sapranno coniugare sicurezza e libertà e conservare così il fiore della civiltà che sono le democrazie liberali?
La risposta di Maffettone, che difende le libertà ma non nasconde a sé e al lettore i pericoli del mondo che verrà dopo, non è secca ma articolata. Riguarda da un lato il singolo soggetto che deve recuperare consapevolezza e «cura di sé» e dall’altro la società che deve evolvere secondo un modello di sviluppo sostenibile. L’ipotesi, infatti, che regge il libro è che la pandemia abbia origine in una sorta di tracotanza — la hybris dei Greci — con cui il mondo attuale non si è reso conto di andare oltre quel limite al di là del quale il vantaggio si capovolge in svantaggio. Il recupero del «senso del limite» è il cuore del libro di Maffettone. Ma, ecco il punto, l’etica pubblica è utile o è una favola? Le favole, dice nonno Maffettone, sono utili.