Corriere della Sera

Seconde occasioni in fondo alla Coppa

Subito dentro o fuori: venerdì c’è Juventus-milan, sabato Napoli-inter Nessun club può snobbare il primo titolo della stagione Ma a qualcuno serve per rilanciars­i o garantirsi il futuro

- Carlos Passerini

Trattata troppo spesso come una modesta medaglia di consolazio­ne, da piazzare chissà poi perché in coda a ogni ordine d’importanza, la Coppa Italia ottiene oggi la sua onesta e meritata rivincita. Un po’ perché per spinta governativ­a s’è scelto di ripartire da lei e dalla diretta Rai dopo la lunga notte del lockdown, offrendole quindi enorme visibilità e una formidabil­e carica simbolica, un po’ perché ora finalmente anche i grandi club si stanno mettendo in testa che, come osservava già un decennio fa José Mourinho, «un tìtulo è sempre un tìtulo», riflession­e che assume ancora più valore ora che la dittatura della Juventus lascia ormai da anni agli altri solo le briciole.

Ma il trofeo di Lega che riparte con le semifinali di ritorno nel fine settimana venturo — venerdì Juventus-milan, sabato Napoli-inter — vale un pezzo di stagione non solo per le squadre, ma anche per i singoli. La Coppa come vetrina, ma anche come grande occasione per quei giocatori che fin qui, per una ragione o per l’altra, infortuni gravi o scarso rendimento, hanno tradito le attese. Ora o mai più: sono in molti che, da qui alla fine di quest’estate bollente, dovranno giocarsi tutta la stagione. Per qualcuno c’è in ballo anche il futuro.

In cerca di ripartenza, nella Juventus, sono in parecchi. Come Sami Khedira, l’uomo che da sempre divide i tifosi e unisce gli allenatori. Low, Mourinho, Ancelotti, Allegri, Sarri, tutti la pensano uguale: se sta bene, gioca. E infatti venerdì contro il Milan allo Stadium il tedesco sarà con ogni probabilit­à titolare in mezzo al campo. Manca da sei mesi per un intervento al ginocchio. La sua rimonta dopo una stagione sfortunata parte dalla Coppa Italia, primo passo di un percorso che include campionato e Champions. Qualche legittimo dubbio sulla tenuta atletica c’è, ma il Professore vuole riprenders­i la cattedra. Subito.

Rispetto a lui, il milanista Rafael Leao è ancora uno stu

dentello. Di quelli talentuosi ma svogliati, i bravi che non si applicano. Entrambi sono però accomunati dal fatto di andare a caccia di rivincite. Leao è uno dei simboli della tormentata stagione rossonera: alte aspettativ­e, basso rendimento. L’assenza per infortunio di Ibrahimovi­c, fuori almeno fino a luglio, gli lascerà il palcosceni­co: in Coppa Italia tocca a lui. Costato 40 milioni, ora deve dare un segnale: qualche colpo a effetto non basta più, il Diavolo ha bisogno dei suoi gol.

Un’estate fa Kalidou Koulibaly valeva 110 milioni. De Laurentiis ha detto molti no. Salvo poi probabilme­nte pentirsene quando il gigante senegalese ha iniziato a infilare un errore dietro l’altro. Cose non da lui. Il suo blackout tecnico al Napoli è costato moltissimo nella prima parte di stagione. Gattuso ci ha lavorato a lungo, soprattutt­o sotto l’aspetto mentale. I progressi, assicurano da Castel Volturno, si vedono già. Vediamo.

Lo stesso si dice ad Appiano Gentile su Christian Eriksen, il trequartis­ta che da gennaio doveva far svoltare l’inter. Forse non ne ha avuto nemmeno il tempo, fatto sta che il suo segno ancora non s’è visto. Conte punta sul suo estro per scardinare lo schermo difensivo del Napoli, che parte però dal preziosiss­imo gol di vantaggio dell’1-0 di San Siro. L’equilibrio sarà sottilissi­mo, vietato fallire. Il bello della Coppa della rinascita è che siamo già al dentro o fuori. Bentornato pallone, sei mancato.

Le storie

Khedira rientra dall’infortunio, Leao deve sostituire Ibra, Koulibaly riscattars­i

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28 anni, centrocamp­ista offensivo dell’inter. Arrivato in gennaio, non ha lasciato ancora il segno
(Getty Images) Christian Eriksen 28 anni, centrocamp­ista offensivo dell’inter. Arrivato in gennaio, non ha lasciato ancora il segno
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