Corriere della Sera

Retrocessi­oni e quarantena l’ora delle grandi decisioni

In consiglio federale la proposta della serie A, si contano e si cercano i voti

- Alessandro Bocci Monica Colombo

Il Consiglio federale, che si riunirà alle 12 in video conferenza, deciderà il piano B. Ma è bene chiarire che, qualunque esso sia, rappresent­erà solo l’alternativ­a. Tra due settimane, con Torino-parma, si riaccende la serie A su cui grava l’ombra pesante della quarantena. Il vero nemico del calcio resta sempre il virus, che si è attenuato, ma non così tanto, non ancora almeno, da convincere il Comitato tecnico scientific­o e di conseguenz­a il governo ad allentare le norme in caso di Covid. Per adesso servono 14 giorni di isolamento del positivo e di tutta la squadra, che potrebbe continuare a allenarsi (in ritiro) ma non a giocare. Un bel guaio. Da oggi si entra nella zona rossa, quella pericolosa. Se in serie A ci sarà un contagiato, che sia un giocatore o uno dello staff, poco importa, il campionato rischia di non partire o di partire zoppo. Figc e Lega confidano che la curva continui a scendere e la prossima settimana incontrera­nno il ministro della Salute, Speranza, per capire se sarà possibile un cambiament­o di rotta. Magari attraverso un provvedime­nto ad hoc per alcune categorie. Ma certezze non ce ne sono e gli scienziati tengono la guardia alta.

Per questo il piano B non è secondario. La Federcalci­o lo discuterà in un Cf che si annuncia molto teso e carico di attesa. Il tema centrale è il blocco delle retrocessi­oni in serie A, che non è all’ordine del giorno, ma che la Lega ha votato a larghissim­a maggioranz­a nell’assemblea di venerdì scorso. In teoria è difficile che passi, consideran­do che B e Dilettanti hanno fatto sapere di essere contrari, al pari delle componenti tecniche.

Ma, come ogni partita politica che si rispetti, le sorprese non sono da escludere. Il clima è elettrico. E le trattative per accaparrar­si voti continuera­nno sino all’ultimo istante. Ne servono 11 su 21. I presidenti confidano nella Lega Pro, che deve sciogliere le riserve e in qualche altro voto sparso. Enrico Preziosi del Genoa, che il blocco lo ha votato, non si fa nessuna illusione: «La nostra richiesta probabilme­nte non sarà presa in consideraz­ione. La Figc ha la sua autonomia e noi dobbiamo rispettarl­a», ha detto a Radiorai. Il piano federale è stabilire la classifica attraverso la media punti delle partite in casa e fuori moltiplica­te per quelle che restano.

Difficile un’intesa sulle due retrocessi­oni, che potrebbe diventare realtà solo se la B non potesse fare i playoff. E a proposito di playoff, Gravina, che li aveva messi da parte per venire incontro alla A (per adesso sono una possibilit­à solo se non si ripartisse), potrebbe a sorpresa decidere di metterli nuovamente sul piatto. Di sicuro spingerà per far ratificare la proposta di escludere dal campionato i club che non rispettera­nno rigorosame­nte il protocollo sanitario e il riferiment­o è ai tamponi. E qui si torna al punto di partenza. Al calcio che riparte con l’ombra del positivo.

Il Consiglio federale dovrà prendere una decisione anche su come finire il campionato di Lega Pro. Il presidente Ghirelli, che aveva il mandato della sua assemblea per non ripartire, è stato fermato da Gravina. Ora l’idea è di procedere a una forma light di playoff con partite di sola andata per stabilire il nome della quarta promossa insieme a Monza, Vicenza e Reggina. Anche i playout saranno snelli, ma ci saranno. Perché la Figc è contraria al blocco delle retrocessi­oni anche in serie C.

Il blocco delle retrocessi­oni, deliberato dall’assemblea della lega di A e oggi all’esame del Consiglio Federale, è una proposta da mettere in pratica soltanto nel caso in cui la serie A fosse costretta a fermarsi e una squadra non fosse aritmetica­mente condannata alla serie B. La proposta passa con 11 voti

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