Corriere della Sera

I playoff ultima spiaggia per le donne divise

Torneo a 6 in sede unica (con protocolli pagati dalla Figc) per ricompatta­re i club di A

- Gaia Piccardi

Un anno fa, ieri, la goleada della Francia sulla Corea apriva la vetrina delle meraviglie: dentro il Mondiale 2019 dominato dagli Usa avremmo trovato l’italia nei quarti, il calcio femminile in prima pagina, il profession­ismo delle ragazze finalmente sui tavoli di lavoro, chi l’avrebbe mai detto. Un patrimonio che rischia di andare sprecato se oggi, nel Consiglio federale spartiacqu­e della stagione, l’appello del presidente Gravina alle 12 società spaccate cadrà nel vuoto: parità di diritti significa giocare, la richiesta di contributi serve a far ripartire la Serie A, sarà il senso del messaggio.

In attesa dei fondi Fifa (che ricadranno a piramide su tutto il sistema ma devono ancora arrivare), la Figc ha varato il «salva calcio»: 700 mila euro per il completame­nto della stagione, sei giornate più il recupero tra Milan e Fiorentina. Briciole rispetto ai 10 milioni destinati dalla Federcalci­o francese alle donne e ai 700 mila per ogni club di Bundesliga di quella tedesca, più un obolo che un finanziame­nto infatti le calciatric­i chiedono di più e i medici sostengono che, così, rispettare i protocolli per far riprendere in sicurezza il calcio femminile nell’estate del coronaviru­s è impossibil­e. Juve, Milan (le sole che si stanno allenando), Tavagnacco e Orobica vorrebbero finire il campionato, Inter e Roma no: hanno il problema delle giocatrici all’estero da far rientrare, mancano i voli e le strutture per garantire a tutte, prima ancora dei rimborsi spese, la salute. Ci sono club che hanno perso lo sponsor, altri in ritardo con i pagamenti, altri ancora incapaci di organizzar­e persino gli allenament­i individual­i. «Si è deciso di non chiuderci ma di mandarci avanti come i profession­isti — ha detto Sara Gama l’altra sera a «Otto e mezzo» su La 7 —: riprendere può essere un’opportunit­à, non va fatto a tutti i costi. Servono protocolli ad hoc. E serve il profession­ismo perché con sé porta le tutele legali».

Per uscire dall’empasse, oggi Gravina proverà a tirare fuori il coniglio dal cilindro: playoff e playout brevi, a 6 squadre, per decidere Champions e retrocessi­oni, titolo alla Juve prima con 44 punti, sede unica a fine luglio con protocollo anti-covid fornito (e pagato) dalla Figc. Prendere o lasciare. Dire di no sarebbe un autogol clamoroso per il movimento a un anno dal Mondiale e a ridosso di qualificaz­ioni europee impervie per azzurre ferme dal 22 febbraio. Un film dell’orrore, troppo brutto per essere vero.

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Sara Gama, capitano anche dell’italia di Milena Bertolini, guida le juventine in allenament­o. Per le ragazze ripresa in salita
(Getty Images) In campo Sara Gama, capitano anche dell’italia di Milena Bertolini, guida le juventine in allenament­o. Per le ragazze ripresa in salita

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