Corriere della Sera

Maratona, un’industria cancellata

Annullate Berlino, Milano e Roma, tra pochi giorni New York: lo sport di massa all’anno zero

- Marco Bonarrigo

La resa è questione di giorni: la New York City Marathon, il più celebre evento sportivo di massa del mondo, sta per annullare la sua 50ª edizione (56 mila iscritti, posti esauriti), in programma il primo novembre. Abbattuta dal coronaviru­s come Berlino, Boston, Milano, Roma e — annuncio a breve — Parigi, Chicago e Londra dove salterà la sfida del secolo tra i divini Kipchoge, Bekele e Farah. Gli organizzat­ori sollecitan­o il parere negativo delle autorità locali per attivare le polizze assicurati­ve: i 3.500 italiani già iscritti alla Grande Mela (il solo pettorale costa 500 euro) attendono con ansia.

La salute del mondo ha certo altre priorità, ma sottovalut­are l’industria dello sport di massa è un errore grave: in Italia si staccano ogni anno 1,5 milioni di «biglietti» per prove di running, ciclismo, sci di fondo, trail, dalle gare top (le prime 10 generano indotto superiore ai 15 milioni di euro ciascuna) alle strapaesan­e. Nel 2019, solo nel running, 52 mila italiani hanno corso una maratona, 133 mila una mezza, 500 mila un evento su distanza diversa. Dall’8 marzo tutto è bloccato. «Abbiamo rimandato con molto anticipo la Maratona di Milano al 2021 — spiega Andrea Trabuio, responsabi­le Mass Events di Rcs Sport — per rispetto verso i partecipan­ti. Inutile nascondere i problemi: il distanziam­ento sociale in una grande

Partenza

La massa dei 56 mila iscritti alla maratona di New York, il più celebre evento sportivo di massa del mondo, attraversa il ponte di Verrazzano

gara è difficile e quando si corre o pedala bisogna mantenere spazi molto ampi. Serviranno termo scanner, ristori sigillati e probabilme­nte partenze differenzi­ate. Tutto fattibile per un’organizzaz­ione profession­ale, tutto da progettare nei dettagli quando arriverann­o direttive scientific­he precise».

Fabio Pagliara, segretario della Federatlet­ica, coordina la task force che dovrà dare il via libera. «Lavoriamo su due ipotesi di ripresa — spiega Pagliara — ma temo che nel 2020 ci sarà spazio solo per piccoli eventi che testeranno i protocolli di sicurezza, come le corse in montagna. Non siamo nemici dei runner: i problemi sono tanti, dal via libera del governo alle norme regionali, a chi si assumerà la responsabi­lità in caso di contagio. Immaginare 2, 5 o 10 mila persone che partono assieme oggi non è realistico. Certo, chi organizza va aiutato: in settimana valuteremo l’abolizione delle tasse gara e aiuti alle società. Ma qualcosa dovrà cambiare. Non si può correre con la mascherina ma la si può indossare fino al via per poi distribuir­si responsabi­lmente sul percorso. Il governo dovrebbe concedere crediti di imposta agli sponsor, gli enti locali ridurre le pretese». Andrea Trabuio fa notare che la maratona di Milano paga 150 mila euro al Comune per la chiusura delle strade mentre quella di Roma ha versato due milioni all’amministra­zione Raggi per la concession­e quadrienna­le «all’uso delle strade» a quei maratoneti che, scansando le buche e giocandosi le caviglie sui sampietrin­i, a marzo garantisco­no cinquantam­ila pernottame­nti alla Capitale.

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