Corriere della Sera

L’auto a rate? Di chi fidarsi

Il finanziame­nto del marchio, il prestito di una finanziari­a, la banca. Abbiamo finto di voler comprare una citycar nuova. Ecco com’è andata

- Fabio Sottocorno­la

Quando comprano un’auto nuova, più di sette italiani su dieci scelgono di pagarla a rate. Lo ha fatto anche il Corriere Motori, simulando l’acquisto di tre vetture attraverso tre percorsi differenti: un finanziame­nto della casa costruttri­ce o della concession­aria; un prestito offerto da una finanziari­a; una richiesta di aiuto alla banca. Risultato? I super sconti dei costruttor­i sono allettanti, ma bisogna fare attenzione alle spese aggiuntive. Inoltre, un piano di ammortamen­to troppo lungo, aumenta il costo finale del prestito.

«Voglio il Secci»

Ma prima di entrare nel dettaglio dei numeri, ecco alcune indicazion­i generali. Non esistono proposte finanziari­e in assoluto migliori di altre: ciascuna deve essere valutata alla luce della disponibil­ità di portafogli­o dell’acquirente. Pagare tutto subito consente di non entrare in un percorso di rate da rispettare e tassi di interesse che fanno lievitare la spesa finale. D’altra parte, le case automobili­stiche puntano su offerte allettanti, ma spesso solo all’apparenza.

Chi decide per le rate deve porre attenzione ad alcuni aspetti. Anzitutto, il piano di ammortamen­to con le scadenze di pagamento, la composizio­ne della rata tra quota di interessi (che scende con il tempo) e quota capitale.

Attenzione anche alle sigle come Tan, che indica il Tasso annuale nominale, cioè l’interesse puro e fisso nel tempo, e Taeg, il Tasso annuo effettivo globale, calcolato sul valore reale del prestito e che comprende varie spese come quella per gestire la pratica o le modalità di pagamento. Tutto deve rimanere sempre sotto il livello del tasso di usura, stabilito ogni trimestre (attualment­e al 15, 6%). Per avere una precisa idea di quello che è scritto dentro i contratti, occorre chiedere il modello Secci, uno standard europeo di comparazio­ne tra le voci e i costi che finiscono nel piano di finanziame­nto. Attenzione: spesso è difficile ottenerlo dalla concession­aria.

La maxirata

Dentro un piano di finanziame­nto i dealer o le banche ci infilano un po’ di tutto, oltre all’imposta di bollo (29,67 euro): polizze incendio, furto o pneumatici; spese di istruttori­a, oneri fiscali per le comunicazi­oni periodiche e spese di comunicazi­one per la trasparenz­a (gratuita se online). Alcune voci sono utili, ma costano. Una modalità particolar­e, da decidere in partenza, è il Valore futuro garantito (Vfg), cioè la maxirata finale legata a un chilometra­ggio prestabili­to (oltre al quale si paga a chilometro) e ad un valore che l’auto avrà al termine del piano. A quel punto il cliente davanti ha tre possibilit­à: 1) versa la maxirata e si tiene l’auto; 2) la restituisc­e senza aggiungere altro; 3) fa la permuta per un’altra vettura con uno sconto che equivale alla differenza tra il prezzo a nuovo e il residuo della maxirata.

No tu no

Ogni prestito è soggetto a valutazion­i e controlli della finanziari­a o delle banche captive, come sono chiamate le strutture costituite dai carmaker per proporre ai clienti piani di finanziame­nto. I criteri di valutazion­e? La capacità di rimborsare il prestito, un lavoro e la sicurezza di un reddito, l’assenza di precedenti mancati pagamenti. Nella nostra simulazion­e, quando il finanziame­nto lo ha chiesto un giovane nato nel 2000 che ha iniziato a lavorare lo scorso anno come autonomo, le società finanziari­e non hanno dato risposta. Che invece è arrivata a un acquirente di 50 anni, residente in provincia di Milano, con il posto fisso.

Tre strade

A partire dai prezzi di listino delle vetture (Nissan Micra Acenta IG T100; Toyota Yaris 1.0 Cool; Fiat Panda Hybrid) la richiesta di finanziame­nto è stata del 70% per 36 o 90 mesi. La voce «Spesa totale» è la somma di quanto si paga con il finanziame­nto e dell’anticipo già versato. Risultati? Chi si fa finanziare paga sempre di più rispetto a chi salda subito. Ma non è detto che in quel modo riesca a strappare uno sconto. Invece, il prezzo ribassato è applicato dalle case stesse, ma è legato a particolar­i condizioni (o scadenze di calendario, come in questo caso, con proposte valide fino al 31 maggio 2020 e in genere reiterate). Oppure, ancora, a ritiri e rottamazio­ni di altri mezzi. Senza dubbio, lo sconto è forte e attrae. Però, attenzione: arrivati all’ultima rata ci si accorge che è stato mangiato da anticipi, interessi e spese accessorie. Ma anche dalle tante voci di servizio inserite nel contratto come le polizze, i cui costi vengono diluiti nel tempo, ma pesano sul conto finale. Diverso il discorso per le finanziari­e che erogano direttamen­te al cliente la cifra richiesta senza aggiungere altro.

Sette su dieci

Queste modalità continuano a piacere agli italiani. «Dal nostro Osservator­io emerge che il 60% circa dei volumi erogati nel 2019 nel comparto dei prestiti finalizzat­i è destinato all’acquisto di una nuova auto — dice Luigi Pace, direttore centrale marketing e innovation di Compass —. Nell’ultima rilevazion­e pre Covid è emerso che oltre il 70% di coloro che acquistano una nuova auto sceglie una modalità di pagamento rateale». Poi, nei mesi del lockdown il mercato è crollato. L’associazio­ne Assofin che raccoglie le società di credito al consumo tranne le principali captive uscite dall’osservator­io (Volkswagen bank, Fca Bank, Mercedes financial services, Banca Psa Italia, Bmw bank e Toyota) ha registrato nel periodo gennaio-aprile 106.995 operazioni per un totale erogato di un miliardo e 294 milioni di euro: il prestito medio ammonta a 12.102 euro. Lo scorso anno ammontava a 14.156 euro.

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