Corriere della Sera

Serraj avanza. Iniziativa diplomatic­a, sì dell’onu

Telefonata Conte-al Sisi L’egitto chiede la pace per «salvare» Haftar

- di Lorenzo Cremonesi

È da una posizione di estrema debolezza che Abdel Fattah al Sisi cerca adesso di rilanciars­i a ruolo di mediatore nel conflitto libico. La sua nuova iniziativa per negoziare il cessate il fuoco tra le forze di Khalifa Haftar in Cirenaica e la pletora di milizie alleata del premier Fayez Serraj in Tripolitan­ia — e che raccoglie « l’attenzione » italiana — ha un difetto fondamenta­le: manca l’ intesa, o almeno il dialogo, con Ankara.

Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente egiziano Al Sisi si sono parlati al telefono ( tra gli argomenti, anche il caso Regeni, ndr). L’italia è « favorevole » , si legge in una nota, « a iniziative condivise per la soluzione politica » . E sempre in serata, anche l’ Onu, con il portavoce della missione libica, si è detta favorevole all’iniziativa di pace del Cairo.

Ma è un’impresa che si annuncia durissima. I rapporti tra il presidente egiziano e l’omologo turco, Recep Tayyip

Erdogan, sono pessimi da tempo. E infatti Tripoli ha già rifiutato ogni dialogo. Le sue milizie più attive, che fanno capo a Misurata, sono adesso posizionat­e per conquistar­e la cittadina di Sirte. Se ci riuscisser­o, e ciò potrebbe avvenire presto, porrebbero le premesse per occupare l’intera Cirenaica e primi tra tutti i poli petrolifer­i e i giacimenti di gas distribuit­i tra Ras Lanuf,Br eg aeZue tina. In sintesi, la totale sconfitta del fronte proHaftar,sos tenutone gli ultimi anni da una serie di all eati molto eterogenei che vanno dal Cairo a Mosca, sino agli Emirati Arabi e Parigi.

Per comprender­e il problema, occorre tenere in mente che i gi ochi, al meno per il momento, sono abbastanza chiari in Libia. Haftar, che il 4 aprile 2019 aveva lanciato un proditorio attacco per conquistar­e Tripoli manu militari boicottand­o così i piani di pace mediati dall’onu e con la piena adesione i t aliana, da pochi giorni è stato completame­nte battuto. Le sue forze armate sono allo sbando. La sua morsa su Tripoli si è sfaldata. I suoi uomini sono fuggiti da Tarhouna, da dove aveva iniziato la sua penetrazio­ne militare in Tripolitan­ia. Due settimane fa Putin aveva inviato una decina di vetusti aerei da guerra dell’epoca sovietica per garantire la ritirata or

” Non ci può essere un vero vincitore in Libia, solo una pesante sconfitta per tutta la Nazione

Portavoce Unsimil

Missione Onu in Libia

dinata di alcune centinaia di mercenari russi della compagnia di contractor­s Wagner dalla cittadina di Bani Walid. Ora sono concentrat­i nella grande base area di Jufra.

Diventa dunque ovvio che qualsiasi tentativo di mediazione in Libia non può non includere Erdogan, da novembre il maggior sostenitor­e di Serraj. Ma qui i giochi si fanno difficili. Erdogan è legato al campo dei Fratelli Musulmani, ossia ai massimi nemici di Al Sisi, che questi defenestrò con il colpo di stato contro l ’ex presidente Mohammed Morsi nel 2013. Egitto e Turchia rappresent­ano in poche parole i due poli opposti che da tempo si fanno la guerra nel campo sunnita. Ancora una volta i libici devono fare i conti con forze che operano dal di fuori dei loro confini.

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Il generale Abdel Fattah al Sisi, 65 anni, dal 2014 presidente egiziano
Chi è Il generale Abdel Fattah al Sisi, 65 anni, dal 2014 presidente egiziano

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