Serraj avanza. Iniziativa diplomatica, sì dell’onu
Telefonata Conte-al Sisi L’egitto chiede la pace per «salvare» Haftar
È da una posizione di estrema debolezza che Abdel Fattah al Sisi cerca adesso di rilanciarsi a ruolo di mediatore nel conflitto libico. La sua nuova iniziativa per negoziare il cessate il fuoco tra le forze di Khalifa Haftar in Cirenaica e la pletora di milizie alleata del premier Fayez Serraj in Tripolitania — e che raccoglie « l’attenzione » italiana — ha un difetto fondamentale: manca l’ intesa, o almeno il dialogo, con Ankara.
Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente egiziano Al Sisi si sono parlati al telefono ( tra gli argomenti, anche il caso Regeni, ndr). L’italia è « favorevole » , si legge in una nota, « a iniziative condivise per la soluzione politica » . E sempre in serata, anche l’ Onu, con il portavoce della missione libica, si è detta favorevole all’iniziativa di pace del Cairo.
Ma è un’impresa che si annuncia durissima. I rapporti tra il presidente egiziano e l’omologo turco, Recep Tayyip
Erdogan, sono pessimi da tempo. E infatti Tripoli ha già rifiutato ogni dialogo. Le sue milizie più attive, che fanno capo a Misurata, sono adesso posizionate per conquistare la cittadina di Sirte. Se ci riuscissero, e ciò potrebbe avvenire presto, porrebbero le premesse per occupare l’intera Cirenaica e primi tra tutti i poli petroliferi e i giacimenti di gas distribuiti tra Ras Lanuf,Br eg aeZue tina. In sintesi, la totale sconfitta del fronte proHaftar,sos tenutone gli ultimi anni da una serie di all eati molto eterogenei che vanno dal Cairo a Mosca, sino agli Emirati Arabi e Parigi.
Per comprendere il problema, occorre tenere in mente che i gi ochi, al meno per il momento, sono abbastanza chiari in Libia. Haftar, che il 4 aprile 2019 aveva lanciato un proditorio attacco per conquistare Tripoli manu militari boicottando così i piani di pace mediati dall’onu e con la piena adesione i t aliana, da pochi giorni è stato completamente battuto. Le sue forze armate sono allo sbando. La sua morsa su Tripoli si è sfaldata. I suoi uomini sono fuggiti da Tarhouna, da dove aveva iniziato la sua penetrazione militare in Tripolitania. Due settimane fa Putin aveva inviato una decina di vetusti aerei da guerra dell’epoca sovietica per garantire la ritirata or
” Non ci può essere un vero vincitore in Libia, solo una pesante sconfitta per tutta la Nazione
Portavoce Unsimil
Missione Onu in Libia
dinata di alcune centinaia di mercenari russi della compagnia di contractors Wagner dalla cittadina di Bani Walid. Ora sono concentrati nella grande base area di Jufra.
Diventa dunque ovvio che qualsiasi tentativo di mediazione in Libia non può non includere Erdogan, da novembre il maggior sostenitore di Serraj. Ma qui i giochi si fanno difficili. Erdogan è legato al campo dei Fratelli Musulmani, ossia ai massimi nemici di Al Sisi, che questi defenestrò con il colpo di stato contro l ’ex presidente Mohammed Morsi nel 2013. Egitto e Turchia rappresentano in poche parole i due poli opposti che da tempo si fanno la guerra nel campo sunnita. Ancora una volta i libici devono fare i conti con forze che operano dal di fuori dei loro confini.