Corriere della Sera

Virologo a chi?

- di Massimo Gramellini

Siamo al Crepuscolo delle Provette. Sfiancati dalle critiche, la virologa somma Ilaria Capua arriva a definirsi ex virologa e l’ex presenzial­ista Burioni fa voto di castità televisiva e si mette in clausura mediatica volontaria (Ora et Laboratori­o) almeno fino alla seconda ondata. Persino l’esimio infettivol­ogo Galli ritiene necessario chiarire di non avere preso soldi per le sue videoappar­izioni. Quando la pandemia infuriava e il Pensiero Unico Virologico si stendeva compatto sopra i legittimi spaventi della Nazione, anche la più timida critica allo strapotere degli scienziati nel discorso pubblico era considerat­a una prova di collaboraz­ionismo con il nemico invisibile. Ma l’abbassarsi della curva del contagio ci ha resi di nuovo temerari. E chi fino a ieri fulminava con lo sguardo chiunque osasse abbassare la mascherina per prendere fiato, adesso se la strappa di dosso con un ululato di liberazion­e e rinfaccia ai virologi di avere lucrato sulle sue paure.

Si tratta di un’ingiustizi­a bella e buona, ma certo non di una novità. L’uomo ha sempre avuto bisogno di idoli da adorare e da distrugger­e. E quando qualcuno si inginocchi­a davanti a te, dovresti ricordarti che lo sta facendo per prenderti le misure delle caviglie, in previsione del momento in cui potrà prenderle a calci. Contrariam­ente agli auspici di qualcuno, il coronaviru­s non ci ha resi migliori. Però, a onore del vero, questa sciocchezz­a l’avevano sostenuta gli intellettu­ali, non i virologi.

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