Il Pd a Conte: ora una svolta
Colao presenta il piano: rinvio delle tasse, rinnovo dei contratti a termine e più 5G
Un segnale. Perché il Pd è preoccupato. Teme i mesi che verranno. E ha paura che l’esecutivo possa non essere all’altezza della «sfida», quella di gestire la fase del dopo-covid. Anche perché ci potrebbe essere il pericolo di «un’ondata di disagio sociale a ottobre». E così Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e Roberto Gualtieri hanno deciso di far capire a Conte che «non può fare da solo». E che «serve una svolta». Il premier, dal canto suo, ha ribadito che ci sono pezzi di Stato che remano contro il governo. Questo mentre Vittorio Colao presenta il piano della task force per il rilancio: rinvio delle tasse, rinnovo dei contratti a termine e più 5G.
Perciò — collegato in videoconferenza con gli altri dirigenti dem — Zingaretti dà il suo «ok agli Stati generali» e subito dopo avverte: «Attenzione perché la Ue ci chiede rigore e piani seri, non possiamo sbagliare». Già, o per dirla con Gualtieri, «non possiamo perdere l’occasione del Recovery fund». Quindi non bastano operazioni mediatiche: «Abbiamo davanti a noi un bivio. O la solita Italietta o un nuovo modello di sviluppo». Per questa ragione il Partito democratico chiede a Conte che gli Stati generali siano l’avvio di una campagna d’ascolto che porti poi a un piano di rilancio del Paese. Ma il segretario ci tiene a sottolineare che con il premier «non c’è nessuna contrapposizione»: «Ci stiamo confrontando», spiega. Ed esorta Conte e il governo a fare «un salto di qualità». Anche perché, ammonisce, «siamo in un momento cruciale: è in gioco il destino della legisla
Siamo leali e proprio per questo dobbiamo dire quando le cose non vanno È in gioco il destino della legislatura, abbiamo davanti un bivio: o la solita Italietta o un nuovo modello di sviluppo
tura».
Parole che non debbono suonare come una minaccia: Zingaretti precisa che «questa coalizione non ha alternative». Perciò si andrà avanti, benché il segretario non voglia nascondere che con gli alleati, soprattutto con i Cinque Stelle, ci sono «difficoltà»: «Su temi spinosi le nostre posizioni sono lontane». E Zingaretti
non può non criticare quel certo «fondamentalismo grillino» che sul terreno dello sviluppo e dell’economia «impedisce soluzioni razionali». Ma il Paese invece ha bisogno di «risposte urgenti». Alle crisi industriali, per esempio. Preoccupa Zingaretti l’impasse in cui si trovano Mittal, Autostrade, Alitalia. «Questi dossier sembrano essere finiti in una palude e si fatica a vedere la via d’uscita», commenta il leader con i suoi. «Ogni lentezza e tentennamento vanno superati», afferma in Direzione, rivolto al premier e al governo. La prima a dargli ragione è proprio una rappresentante dell’esecutivo. La ministra per le Infrastrutture Paola De Micheli che dice: «Non c’è più tempo per le chiacchiere». Anche sul Mes Zingaretti sprona il governo. Può essere «una leva straordinaria per la sanità». E allora «usciamo in fretta dalle diatribe ideologiche».
In linea con il leader anche il ministro Francesco Boccia. Il più critico, nella riunione, è l’ex presidente Matteo Orfini. Accusa il Pd di «essere chiuso da mesi in un lockdown politico» e il governo di «essere inadeguato nella gestione e inesistente nella visione». Zingaretti, invece, non crede che sia così. Sopratutto per quanto riguarda il partito. A giudizio del segretario è il baricentro di questo governo e i Cinque Stelle e Conte debbono prenderne atto. Per i grillini il leader dem ha anche un altro messaggio in serbo, in vista delle prossime elezioni regionali e comunali: «Non ostacolate le alleanze nei territori», li ammonisce.
Sul finire della sua relazione Nicola Zingaretti annuncia che a luglio potrebbe tenersi un’assemblea nazionale. Ovviamente in videoconferenza. Un segnale per far vedere che il Pd c’è e non si è chiuso in un lockdown politico.