Corriere della Sera

«Università aperta il sabato Daremo la precedenza alle matricole e ai laboratori»

Resta, rettore del Politecnic­o di Milano: niente divisori

- di Orsola Riva

«Da Nord a Sud, tutte le maggiori università italiane si stanno organizzan­do per riaprire dopo l’estate — dice Ferruccio Resta, rettore del Politecnic­o di Milano e presidente dei rettori italiani —. Con un occhio alle matricole, che devono avere la precedenza assoluta in aula, e un altro a chi non riuscirà a frequentar­e».

Parla dei fuori sede?

«Ora di settembre spero che non ci siano più difficoltà a venire a Milano o in Lombardia.

Penso semmai agli studenti internazio­nali che al Politecnic­o sono il venti per cento del totale. Per loro abbiamo già predispost­o una piattaform­a per trasmetter­e le lezioni in diretta streaming».

E tutti gli altri studenti?

«Gli altri potranno seguire le lezioni direttamen­te in aula. A piccoli gruppi naturalmen­te, per via del distanziam­ento. Questo significa che dovremo fare dei turni e allungare gli orari. Noi, per esempio, terremo aperto dalle 8 alle 20 e pure il sabato».

Come dite voi in gergo, la didattica ripartirà sì, ma in maniera «blended»: con un mix fra attività in presenza e lezioni online.

«Ogni ateneo farà i suoi conti. Il Politecnic­o si impegna fin da ora a garantire almeno un cinquanta per cento dell’offerta in presenza. Daremo la precedenza alle matricole e ai laboratori. Le lezioni più teoriche resteranno online».

 L’impegno è quello di garantire agli studenti almeno la metà della nostra offerta formativa in presenza

Plexiglas o mascherine?

«Non mi risulta che nessuno dei miei colleghi stia pre

disponendo dei divisori. Sulle mascherine ci atterremo alle disposizio­ni in vigore».

E se ci fosse una nuova ondata in autunno o anche solo qualche focolaio?

«In quel caso si chiude subito. Ma intanto bisogna riaprire perché l’università è un percorso di crescita che si fa in comunità: le lezioni a distanza non bastano».

I soldi stanziati nel decreto Rilancio basteranno a frenare la fuga delle matricole? Già così siamo maglia nera in Europa per numero di giovani laureati.

«In dieci anni, dalla crisi del 2008, abbiamo perso il 5% degli studenti, ma nell’ultimo biennio c’era stata un’inversione di tendenza. Con i 165 milioni stanziati per il 2020 si potrà allargare la platea degli studenti che non pagano le tasse fino a un reddito di 20 mila euro e fare sconti a chi si colloca entro i 30 mila euro. Poi ci sono 40 milioni in più per le borse di studio. L’importante ora è fare in fretta

per evitare che questa nuova emergenza costringa le famiglie a rinunciare all’istruzione dei propri figli. Se c’è una cosa che abbiamo imparato dal coronaviru­s è che abbiamo un disperato bisogno di capitale umano qualificat­o».

Molti atenei lamentano di non avere abbastanza soldi per pagare gli scatti dei prof sbloccati un anno e mezzo fa.

«Per ora ci accontenti­amo di incassare i soldi destinati agli studenti, poi certo dovremo tornare a battere cassa».

Come ingegnere avrebbe qualche suggerimen­to anche per la riapertura delle scuole?

«Non mi permetto di dare consigli, sennò finisce che facciamo tutti i ct di calcio. Posso solo dire che ora è il momento di osare. Dalla scuola all’università, dalla salute all’industria, dobbiamo tutti insieme ridisegnar­e una società più attenta al cittadino. Se tiriamo a campare, altro che fuga dei cervelli: rischiamo di svuotare il Paese».

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