Il primo giorno di Immuni e la corsa per correggere gli errori
L’app al via in 4 regioni. Non va sui telefoni più vecchi Gli interventi per aumentare le possibilità di scaricarla
Per Immuni questa è la settimana dei test sul territorio. Da ieri Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia possono attivare l’invio di notifiche a chi è stato a contatto per almeno 15 minuti a meno di due metri di distanza con qualcuno poi rivelatosi positivo al coronavirus, e dotato dell’applicazione di tracciamento dei contatti attiva da lunedì 1° giugno e scaricata da due milioni di italiani.
Nelle regioni coinvolte dalla sperimentazione che dovrebbe durare una settimana, per poi essere estesa al resto del Paese, i contagi sono bassi: secondo i dati diffusi ieri dalla Protezione civile sono 14 in Liguria, due nelle Marche, uno in Puglia e zero in Abruzzo.
Motivo per cui potrebbero passare giorni prima che una diagnosi di positività a Sarscov-2 coinvolga un utente Immuni e faccia partire il processo.
«Noi siamo pronti con i nostri circa 4 mila medici di base che potranno essere contattati dalle persone a rischio, per cui è previsto un tampone e la risposta al tampone in giornata», spiega Pierluigi Lopalco — l’epidemiologo a capo
L’app Immuni si può scaricare volontariamente. L’hanno già fatto oltre due milioni di italiani della task force pugliese — sottolineando come questa capacità di reazione si debba alla situazione di calma in cui ci troviamo.
La scorsa settimana è stata invece quella dei bug,gli errori
Il tracciamento si basa su tecnologia Bluetooth che permette allo smartphone di riconoscere gli altri cellulari a breve distanza da correggere. Il principale riguardava gli smartphone prodotti da Huawei e quelli, sempre Huawei, con il marchio Honor ed è stato risolto ieri. Resta un problema con il sistema operativo di Apple,
Secondo i ricercatori di Oxford deve scaricarla una percentuale minima della popolazione. Per alcuni è il 10% mentre per altri il 30% anch’esso in via di risoluzione: alcuni utenti visualizzano una richiesta di riattivare l’app, pur avendolo già fatto.
Non c’è margine, invece, sulla data dei dispositivi: in base al sistema di Apple e Google, per scaricare e usare Immuni bisogna avere i sistemi operativi ios 13.5 e Android 6 e seguenti. Restano quindi tagliati fuori i possessori di smartphone precedenti al 2015, per esempio l’iphone 6, o chi non scarica l’ultima versione del sistema operativo (magari per non rallentare il suo dispositivo).
Intanto i ricercatori di Oxford che avevano calcolato che la percentuale di download necessaria per fermare il contagio era il 60% — percentuale poi ripresa e citata in molti Paesi, Italia compresa — hanno precisato che anche un tasso di adozione inferiore può dare un contributo.
I numeri
Sono oltre due milioni le persone che hanno già deciso di utilizzarla