Di Maio: un patto per l’export, di squadra
Accordo alla Farnesina con Abi, Cdp, Confindustria e Regioni: 1,4 miliardi. Commercio estero giù del 13,9%
Per un Paese con economia di trasformazione come l’italia il rilancio delle esportazioni, duramente colpite dal rallentamento del commercio mondiale imposto dalla pandemia, è vitale. E con esso anche il rilancio del turismo, altro settore fondamentale per il nostro Paese e che è legato all’immagine del made in Italy. Per questo il governo attribuisce grande importanza al «Patto per l’export» firmato ieri alla Farnesina col coinvolgimento, oltre al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, di altri sei ministri, intervenuti di persona alla cerimonia: Economia, Agricoltura, Trasporti e Infrastrutture, Beni culturali, Ricerca e università, Innovazione.
E, per il ministero dello Sviluppo, il sottosegretario Gian Paolo Manzella.
Partecipano al Patto tutte le agenzie governative a supporto delle esportazioni, Sace, Simest e Ice, la Cassa depositi e prestiti, le associazioni imprenditoriali e bancarie, la Conferenza delle Regioni. L’idea, insomma, è quella di fare quello che all’italia non è mai riuscito, cioè dar vita a un «sistema Paese», dove tutte le istituzioni e le forze economiche lavorino in squadra per promuovere e sostenere le imprese del made in Italy.
Di Maio ha spiegato che il Patto si fonda su «sei pilastri»: comunicazione; formazione e informazione; e-commerce; sistema fieristico; promozione integrata; finanza agevolata. Il documento riassume le risorse straordinarie stanziate dal governo per quasi 1,4 miliardi di euro: 316 milioni per il Piano straordinario made in Italy e per gli altri programmi dell’ice; fino a 900 milioni per il rifinanziamento del Fondo 394/81 per l’internazionalizzazione; 82 milioni per le attività di promozione previste dal decreto Cura Italia; 30 milioni per un bando in materia di «temporary export manager e digital export manager»; 8 milioni per le Camere di commercio italiane all’estero a sostegno delle eccellenze agroalimentari e contro i falsi made in Italy. Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha inoltre ricordato che sono state messe in campo garanzie pubbliche all’export fino a 200 miliardi.
Ma più che le risorse sarà importante riuscire, per la prima volta appunto, a fare sistema in una situazione che, dopo la pandemia, si presenta per molti aspetti nuova. Assume infatti maggiore importanza la capacità di promuovere l’export attraverso le modalità digitali: fiere virtuali; missioni estere on line; piattaforme internazionali digitali; e-commerce. Tutte attività che vedono l’italia indietro, principalmente per due motivi: la frammentazione del tessuto produttivo; la minore diffusione degli strumenti telematici nelle imprese e il ritardo nella realizzazione della banda ultralarga. Su quest’ultimo punto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, è stato esplicito: «Lo dico al governo: bisogna che Open Fiber (la società pubblica che dovrebbe realizzare il progetto, ndr.) si dia una svegliata perché siamo troppo in ritardo». Il passaggio è difficile, in particolare per l’italia. Lo conferma l’istat: il Pil quest’anno scenderà dell’8,3%. E il crollo del commercio mondiale influenzerà le esportazioni, dice l’istituto di statistica, che prevede una caduta quest’anno del 13,9% e un rimbalzo del 7,9% nel 2021. Ma bisogna muoversi subito, appunto. «Chiedo a tutti di rispettare il Patto e la massima sincerità nella sua implementazione. Oltre ad aiutare le imprese che esportano, la nostra ambizione è di aiutare quelle che non lo hanno mai fatto», ha concluso Di Maio.
Garanzie pubbliche Per le esportazioni messe in campo garanzie pubbliche fino a 200 miliardi