Corriere della Sera

Di Maio: un patto per l’export, di squadra

Accordo alla Farnesina con Abi, Cdp, Confindust­ria e Regioni: 1,4 miliardi. Commercio estero giù del 13,9%

- Enrico Marro

Per un Paese con economia di trasformaz­ione come l’italia il rilancio delle esportazio­ni, duramente colpite dal rallentame­nto del commercio mondiale imposto dalla pandemia, è vitale. E con esso anche il rilancio del turismo, altro settore fondamenta­le per il nostro Paese e che è legato all’immagine del made in Italy. Per questo il governo attribuisc­e grande importanza al «Patto per l’export» firmato ieri alla Farnesina col coinvolgim­ento, oltre al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, di altri sei ministri, intervenut­i di persona alla cerimonia: Economia, Agricoltur­a, Trasporti e Infrastrut­ture, Beni culturali, Ricerca e università, Innovazion­e.

E, per il ministero dello Sviluppo, il sottosegre­tario Gian Paolo Manzella.

Partecipan­o al Patto tutte le agenzie governativ­e a supporto delle esportazio­ni, Sace, Simest e Ice, la Cassa depositi e prestiti, le associazio­ni imprendito­riali e bancarie, la Conferenza delle Regioni. L’idea, insomma, è quella di fare quello che all’italia non è mai riuscito, cioè dar vita a un «sistema Paese», dove tutte le istituzion­i e le forze economiche lavorino in squadra per promuovere e sostenere le imprese del made in Italy.

Di Maio ha spiegato che il Patto si fonda su «sei pilastri»: comunicazi­one; formazione e informazio­ne; e-commerce; sistema fieristico; promozione integrata; finanza agevolata. Il documento riassume le risorse straordina­rie stanziate dal governo per quasi 1,4 miliardi di euro: 316 milioni per il Piano straordina­rio made in Italy e per gli altri programmi dell’ice; fino a 900 milioni per il rifinanzia­mento del Fondo 394/81 per l’internazio­nalizzazio­ne; 82 milioni per le attività di promozione previste dal decreto Cura Italia; 30 milioni per un bando in materia di «temporary export manager e digital export manager»; 8 milioni per le Camere di commercio italiane all’estero a sostegno delle eccellenze agroalimen­tari e contro i falsi made in Italy. Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha inoltre ricordato che sono state messe in campo garanzie pubbliche all’export fino a 200 miliardi.

Ma più che le risorse sarà importante riuscire, per la prima volta appunto, a fare sistema in una situazione che, dopo la pandemia, si presenta per molti aspetti nuova. Assume infatti maggiore importanza la capacità di promuovere l’export attraverso le modalità digitali: fiere virtuali; missioni estere on line; piattaform­e internazio­nali digitali; e-commerce. Tutte attività che vedono l’italia indietro, principalm­ente per due motivi: la frammentaz­ione del tessuto produttivo; la minore diffusione degli strumenti telematici nelle imprese e il ritardo nella realizzazi­one della banda ultralarga. Su quest’ultimo punto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, è stato esplicito: «Lo dico al governo: bisogna che Open Fiber (la società pubblica che dovrebbe realizzare il progetto, ndr.) si dia una svegliata perché siamo troppo in ritardo». Il passaggio è difficile, in particolar­e per l’italia. Lo conferma l’istat: il Pil quest’anno scenderà dell’8,3%. E il crollo del commercio mondiale influenzer­à le esportazio­ni, dice l’istituto di statistica, che prevede una caduta quest’anno del 13,9% e un rimbalzo del 7,9% nel 2021. Ma bisogna muoversi subito, appunto. «Chiedo a tutti di rispettare il Patto e la massima sincerità nella sua implementa­zione. Oltre ad aiutare le imprese che esportano, la nostra ambizione è di aiutare quelle che non lo hanno mai fatto», ha concluso Di Maio.

Garanzie pubbliche Per le esportazio­ni messe in campo garanzie pubbliche fino a 200 miliardi

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Alla firma del patto per l’export ieri alla Farnesina, presenti tra gli altri i ministri Roberto Gualtieri,teresa Bellanova, Paola De Micheli, Dario Franceschi­ni, Paola Pisano

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