La pandemia avanza: i casi superano i sette milioni
Il 75% dei contagi nelle Americhe e nell’asia del Sud La Nuova Zelanda dichiara vittoria sul Covid-19
Più di sette milioni di casi di coronavirus nel mondo. Se la situazione in Europa sta migliorando, a livello globale i dati continuano ad essere allarmanti. Lo ha sottolineato, ieri a Ginevra, il direttore generale dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus: «Più di 100.000 casi sono stati segnalati in 9 degli ultimi 10 giorni. Ieri ne sono stati notificati oltre 136.000, il massimo finora in un solo giorno».
Sono cifre drammatiche. Ma quali sono le zone più a rischio? «Quasi il 75% dei casi di ieri proviene da 10 paesi — spiega l’oms — principalmente nelle Americhe
e nell’asia meridionale. La situazione del Sud America è quella che ci preoccupa di più». Il Brasile, ieri, è arrivato a 691.798 infetti ed è secondo per numeri di contagi solo agli Stati Uniti che sfiorano i due milioni di casi con quasi 117 mila morti. Nonostante questi numeri, dopo tre mesi di luci spente, New York da ieri è entrata nella Fase 2 con 400 mila persone tornate al lavoro.
Segnali positivi giugno da diversi Paesi. In cima alla lista c’è la Nuova Zelanda che ieri ha dichiarato vittoria sul Covid-19 dopo che l’ultimo paziente positivo è stato considerato guarito. La premier Jacinda Ardern ha confessato di aver danzato di gioia nel suo soggiorno quando ha avuto la conferma dello straordinario risultato. Con un lockdown precoce e totale la Nuova Zelanda ha avuto solo 1.504 contagi e 22 morti. Da ieri sono state abolite tutte le misure restrittive, compreso il distanziamento sociale, il Paese, però, manterrà chiuse frontiere esterne per evitare una seconda ondata.
Se c’è una cosa che ha insegnato questa pandemia è che le misure restrittive hanno funzionato. Lo sostiene uno studio dell’imperial College di Londra, pubblicato su Nature. Secondo gli scienziati britannici il lockdown ha evitato 3,1 milioni di morti in undici Paesi europei, di cui 630 mila in Italia. Ma non solo: le misure prese in media hanno permesso di abbassare dell’82% il tasso di riproduzione (l’indice di contagio) del coronavirus, portandolo al di sotto della soglia di 1. I ricercatori, inoltre, calcolano che al 4 maggio da 12 a 15 milioni di persone fossero contagiate dal virus, cioè una media del 3,2%-4% della popolazione con grandi fluttuazioni Paese per Paese. L’italia con il 4,6% si colloca al quarto posto dopo Belgio (8%), Spagna (5,5%) e Gran Bretagna (5,1%) per un totale di oltre 2,7 milioni di persone.