IL PRIMO PASSO DELLA MERKEL COME STATISTA EUROPEA
Caro Aldo, non che l’opinione pubblica italiana ultimamente abbia dato prova di grande coerenza, ma mi sembra che ora stiamo superando noi stessi. Tra i bersagli privilegiati, l’europa, ovvero (nell’immaginario collettivo) la Merkel, ovvero la Germania. Fino a qualche settimana fa, la valanga di insulti politico-mediatici travolgeva il fronte nordico — capitanato proprio dalla Germania — tacciato (giustamente) di mancanza di solidarietà. Poi succede che all’indomani di una proposta franco-tedesca, quella stessa politica e quella stessa opinione pubblica urlano all’ennesimo scandalo perché la Germania ha osato esporsi per la creazione di un fondo da 500 miliardi di cui beneficerebbe in gran parte proprio l’italia. Perché non riusciamo ad analizzare con lucidità e onestà intellettuale i fatti, neanche quando tutto rema in nostro favore? Chiara Pinna, Bruxelles Gentile Chiara,
Il problema è che noi italiani a lungo abbiamo pensato l’europa come una placida mucca nordica da mungere, salvo poi non riuscire a spendere i fondi europei, che finanziano strade e ferrovie, non stipendi di forestali e indennità di consiglieri regionali. Tuttora dall’europa ci aspettiamo soprattutto soldi. Tendiamo cioè a riprodurre con l’unione europea il rapporto che abbiamo con lo Stato italiano. È un’osservazione che ha fatto qualche tempo fa Ernesto Galli della Loggia: noi italiani allo Stato non chiediamo tanto servizi, protezione, investimenti; chiediamo soldi. Sussidi o esenzioni fiscali.
All’evidenza con l’europa abbiamo un problema, anche culturale. Altrimenti non scopriremmo improvvise passioni per Paesi che al momento decisivo ci ritroviamo sempre contro, come l’ungheria di Orbán, idolo dei nostri sovranisti, o l’austria di Kurz, che ora governa con i verdi ma è stato il primo a rompere il tabù e a fare un governo di coalizione con l’estrema destra nazionalista. A dispetto del sentimento antitedesco che esiste nel nostro Paese, Angela Merkel non è una nemica dell’italia. È semplicemente una statista tedesca, con cui non è facile trattare, visto che è lì da sedici anni, non ha tuttora eredi nel suo partito, ha una solida alleanza con i socialdemocratici, insomma ha dietro di sé quasi compatto (con l’eccezione degli estremisti di destra e di sinistra) il più importante, ricco, popoloso Paese dell’unione. Ora deve decidere se passare alla storia come l’ultimo grande cancelliere, o come la prima statista europea. In questi giorni ha mosso un passo verso questa direzione.
Ma forse il sentimento antifrancese è ancora più forte di quello antitedesco. E questo, per chi abbia a cuore il Risorgimento e la storia dell’unificazione nazionale, è incomprensibile: senza il sangue francese versato a Magenta e a Solferino, l’italia non esisterebbe.