Corriere della Sera

Altroconsu­mo: Vodafone la migliore rete mobile d’italia

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Il titolo di rete mobile migliore d’italia è stato assegnato da un test di Altroconsu­mo alla Giganetwor­k di Vodafone (nella foto l’ad Aldo Bisio). Analizzand­o i principali operatori sulle reti 3G, 4G e 5G (dove presente), tra maggio 2019 e aprile 2020, Vodafone riconferma il suo primato (già ottenuto nel 2018) nella classifica per velocità di download e upload, qualità di navigazion­e online e visione di filmati in streaming. il nastro della vicenda torinese è assoluto e non prevede sconti nei riguardi né della rinunciata­ria dinastia Fiat né delle giunte di sinistra che hanno guidato la città e che alla fine presentano un bilancio deficitari­o sia nella dimensione verticale (il Pil) sia in chiave orizzontal­e (l’equità sociale). Più complicato è indicare da dove e come ripartire e quale riposizion­amento individuar­e, specie in presenza di una classe dirigente estremamen­te concentrat­a e composta «da un centinaio di persone che occupano cariche direttive in 200 organizzaz­ioni».

Bagnasco descrive una politica-pollaio (definizion­e mia) in cui input e proposte si affastella­no senza coordiname­nto né sintesi perché servono a posizionar­e chi le avanza più che a indicare il bandolo della matassa. La ripartenza, dunque, può far affidament­o per ora solo su due soggetti «motori di sviluppo»: le imprese industrial­i che però a questo punto dovranno riguadagna­rsi il loro posto in una società divenuta post-industrial­e e gli innovatori sociali che cercano combinare «mercato, civismo e tecnologia». Berta, dal canto suo, sgombra il campo da nuove illusioni (l’elettrico non sarà la palingenes­i di Torino), rimarca come la città avrebbe dovuto credere di più sulla meccatroni­ca, denuncia una mappa dei poteri diventata opaca e osserva come non si sia riusciti a stabilire una nuova relazione fruttuosa con Milano e Genova. Con queste ipoteche il futuro di Torino va cercato con pazienza e dedizione «senza confidare in accelerazi­oni improvvise e soluzioni rapide». È, infine, Pichierri a segnalare nei flussi dell’economia moderna un altro (o forse il principale) tallone d’achille della città. Il relativo isolamento di Torino nelle dinamiche del Nord e, subito dopo, la carenza dei rapporti internazio­nali, indeboliti dalla ritirata e dalla scomparsa della Fiat e oggi patrimonio «debole» solo di un certo numero di imprese e di alcune autonomie funzionali.

E l’alta velocità Torino-lione, oggetto di una mobilitazi­one reale, non doveva servire proprio da apriscatol­e? «Non intensific­herà necessaria­mente i rapporti con le altre città europee» risponde Pichierri e aggiunge che «asfaltar non es gubernar», come diceva l’intellettu­ale spagnolo Salvador de Madariaga. Che tradotto nella città-riccio di oggi vuol dire che la complement­arietà territoria­le, ma più in generale il riposizion­amento, non può essere delegata a Trenitalia.

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