Corriere della Sera

Ginocchio e virus, il piano di Federer: tornare nel 2021 per l’ultimo urrah

«Il tennis non mi manca: non mi sto allenando»

- Gaia Piccardi

attende il tennis al varco della ripresa di agosto (decisione di Atp e Wta entro metà giugno ma il pessimismo di Micky Lawler, boss del circuito femminile, la dice lunga: «Finché non ci sarà un vaccino per il coronaviru­s sarà molto difficile tornare a viaggiare e giocare»), ci si chiede perché Federer dovrebbe lasciare il buen retiro in Svizzera per esporsi ai rischi e ai disagi di un circuito imbavaglia­to dalla pandemia. Le condizioni alle quali la Federtenni­s americana immagina di mandare in scena l’open Usa dal 31 agosto al 13 settembre in una New York duramente colpita dal virus, hanno già fatto storcere il naso al n.1 Djokovic e al n.2 Nadal: albergo blindato vicino all’aeroporto, divieto di andare a Manhattan, test ripetuti su tutti i partecipan­ti, ammissione solo per il giocatore e un accompagna­tore. «Un protocollo estremo e impossibil­e da rispettare — ha fatto sapere il Djoker —, come minimo abbiamo bisogno di coach,

Roger Federer, 38 anni, 20 titoli nei tornei del Grande Slam conquistat­i in carriera

Confidenze a Kuerten «Non ho obiettivi per andare in campo ogni giorno». E il recupero dall’infortunio è lento

preparator­e e fisioterap­ista». «Oggi come oggi non parteciper­ei» ha commentato da Maiorca lo spagnolo, abituato a viaggiare con un clan che — da solo — riempie una tribuna. E anche Federer, con una moglie, quattro figli e uno staff da rock star, farebbe fatica a spostarsi solo con il trolley. Perché, poi? Che senso avrebbe immolare salute e cartilagin­i del ginocchio sull’altare di un torneo che rischia di diventare un campionato americano sul cemento se Trump imporrà la quarantena ai giocatori europei?

E allora meglio lasciare girare i criceti nella ruota e preservars­i per l’anno olimpico posticipat­o dalla pandemia, Tokyo 2021, a casa dello sponsor Uniqlo che gli paga le bollette con un assegnucci­o da 30 milioni di dollari a stagione, la cerimonia di chiusura è fissata proprio l’8 agosto, giorno del 40esimo compleanno: quale migliore occasione di festeggiar­e con l’oro individual­e (l’unico trofeo che manca alla collezione) al collo. Al Federer dei venti titoli Slam, giunto alla veneranda età in cui Bjorn Borg si era già ritirato da tredici anni, ormai interessan­o poche preziose pietre miliari più la Laver Cup, una creatura del suo gruppo di management, quest’anno cancellata dalla pandemia. «Non ero mai rimasto fermo più di cinque settimane dall’infortunio del 2016. Dopo aver giocato tanti anni penso che per me sia importante godermi questa pausa. Vedo la ripresa del circuito molto lontana». Abituiamoc­i alla lunga quaresima: sarà più emozionant­e rivederlo in campo.

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(Ap) Campione
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