Martina, morte senza colpevoli
Cadde dal balcone. Ribaltate le condanne per tentato stupro
Assolti in Appello i due giovani di Arezzo accusati di violenza sessuale e della morte di Martina, la studentessa genovese di 20 anni precipitata dalla camera di un hotel a Palma di Maiorca per sfuggire agli aggressori. Il padre: «Infangato l’0nore di mia figlia».
Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Nessuno il 3 agosto del 2011 tentò di stuprare Martina Rossi. E nessuno provocò la sua morte, perché quando la studentessa genovese appena ventenne precipitò da un balcone di un hotel di Palma di Maiorca, non stava fuggendo da due ragazzi toscani — come avevano accertato i giudici di primo grado — e non era minacciata.con una sentenza a sorpresa, che solo la pubblicazione delle motivazioni saprà spiegare, la Corte d’appello del Tribunale di Firenze ha assolto ieri pomeriggio Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due 29enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo) condannati in primo grado a sei anni di carcere per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto. Quest’ultimo reato si era poi estinto per intervenuta prescrizione (la notizia aveva provocato polemiche e anche un intervento del ministro della Giustizia) e dunque il pg, Luciana Singlitico, aveva chiesto per gli imputati una condanna a 3 anni per il solo tentativo di stupro.
L’assoluzione della Corte di appello di Firenze suona come una beffa per la famiglia di Martina Rossi e probabilmente anche per la giustizia che, dopo nove anni dalla tragedia, sembrava aver trovato una verità processuale.
«Non c’è niente adesso. Martina non c’è più e non c’è più neppure la giustizia», ha commentato con amarezza Bruno Rossi, il padre di Martina, presente durante la lettura della sentenza. E poi ha aggiunto: «Se il fatto non sussiste significa che mia figlia è volata giù dal balcone da sola. Sono arrabbiato perché questo vuol dire anche infangare l’onore di mia figlia».
Deluso il procuratore generale Luciana Singlitico. «Era un processo difficile, purtroppo, con indagini fatte all’estero e lo sapevamo», ha commentato.
I due imputati si sono sempre proclamati innocenti («È finito un incubo», hanno detto ieri) e la difesa ha sostenuto che la ragazza si sarebbe suicidata perché in preda a una forma di depressione e in stato confusionale. Secondo gli avvocati Stefano Buricchi e Tiberio Baroni, il muretto che separava i balconi delle due camere poteva essere scavalcato con facilità e se Martina fosse voluta fuggire avrebbe potuto farlo senza grosse difficoltà.
Le indagini della Procura di Arezzo (pm Roberto Rossi, lo stesso magistrato che aveva indagato su Banca Etruria) avevano stabilito che quella morte non poteva essere addebitata a un suicidio e neppure a un incidente e che da quel balcone Martina era scivolata perché terrorizzata. «Fuggiva da due ragazzi aretini che la volevano violentare e tentò un ultimo e disperato tentativo di mettersi in salvo raggiungendo un altro terrazzo», aveva spiegato nella requisitoria il pm. Il Tribunale di Arezzo aveva riconosciuto la colpevolezza dei due imputati condannandoli a sei anni di carcere, tre per la morte in conseguenza di un altro reato e tre per tentata violenza sessuale di gruppo. Ma ieri tutto è stato cancellato. Ora la parola passa alla Cassazione.
Non c’è giustizia, se il fatto non sussiste significa che mia figlia è volata giù dal balcone da sola
Era un processo difficile, purtroppo, con indagini fatte all’estero, e lo sapevamo