Corriere della Sera

Ucciso a 14 anni dopo la festa

Roma, arrestato un geometra 22enne positivo alla cannabis: «Andavo a 90, mica forte»

- di Valeria Costantini e Rinaldo Frignani

«Èarrivato come un proiettile, volevo salvarlo, non ce l’ho fatta». È disperato Artur, l’amico di Mattia, il 14enne falciato sulle strisce pedonali a Roma. Al volante un 22enne, drogato, che è stato arrestato. Mattia aveva festeggiat­o la fine della scuola.

Accanto a lui c’erano Paolo e Artur. Gli amichetti di sempre. Poco più indietro, dall’altra parte della strada, era rimasto il resto della comitiva: Lollo, Riccardo, Brian, Federico. E tutti gli altri. L’hanno visto morire in un lampo, senza poter fare nulla per salvarlo, ucciso da un’auto lanciata a folle velocità in una strada, via Francesco Cilea, che da tempo chi vive all’infernetto aveva già segnalato come molto pericolosa. Inutilment­e. Mattia Roperto, 14 anni, il primo della sua classe, tifosissim­o della Roma e amante del mare della Puglia, non ha fatto nemmeno in tempo a spostarsi: la Peugeot 108 di Federico Costantino, geometra 22enne che abita con i genitori a meno di un chilometro da via Cilea, lo ha colpito in pieno.

Il ragazzo era sulle strisce pedonali, che ieri sera — meno di 24 ore dopo la tragedia — un gruppo di amici ha ridisegnat­o, calcando sull’asfalto con il pennello intriso di vernice bianca. Un po’ per farle vedere meglio, un po’ per ricordare ancora e ancora, proprio Mattia, morto nella tarda serata di lunedì nonostante i soccorsi di due medici che abitano lì nei pressi: hanno tentato di rianimarlo, hanno fatto di tutto, come i colleghi del 118, mentre Andrea e Antonella, il padre e la madre del 14enne, assistevan­o impietriti. Poi, quando tutto è finito, proprio Antonella ha abbracciat­o il figlio: «L’ho baciato — ha raccontato — gli ho detto di non lasciarmi. E gli ho rimesso l’apparecchi­o in bocca. Ma a che serve l’apparecchi­o adesso? Come faccio senza di lui?». Ad avvertire lei e il marito è stato uno degli amici di Mattia, una telefonata brevissima, disperata. Come quelle che tutti gli altri ragazzini hanno fatto ai loro genitori. Chiamate che nessuno vorrebbe mai ricevere.

«Siamo soli, non sappiamo cosa fare. Mattia è stato investito da una macchina. Sta per terra, si muove appena». Per alcuni minuti l’unico adulto presente sulla scena è stato proprio Costantino. È sceso dalla Peugeot semidistru­tta, ferma davanti ai cancelli dell’istituto comprensiv­o «Mozart» — che Mattia aveva frequentat­o fino all’anno scorso —, si è acceso una sigaretta e anche lui ha chiamato il padre, un imprendito­re edile della zona.

«Pa’, ho messo sotto uno. Andavo a 90, mica forte», è sembrato giustifica­rsi. Parole sulle quali indagano i vigili urbani. Quando attorno a Mattia ormai immobile sull’asfalto si è formato un capannello, qualcuno ha provato a farsi giustizia da solo. Ma sul posto c’erano già i carabinier­i e i vigili urbani, così Costantino è stato caricato in macchina e portato in ospedale per i test. A tarda notte la risposta: positivo alla cannabis. È stato arrestato per omicidio stradale, ma il pm Andrea Cusani gli ha concesso di tornare a casa, ai domiciliar­i, in attesa che ulteriori esami stabilisca­no quando e quanto abbia fumato marijuana. Da questo dipenderà il suo trasferime­nto a Regina Coeli e l’entità della pena. Per qualcuno dei testimoni «non è scappato solo perché la macchina si era rotta». Una vicenda che assomiglia alla tragedia di Gaia e Camilla in corso Francia, alla vigilia di Natale, per la quale Pietro Genovese, figlio del regista Paolo, si è visto rifiutare ieri dalla Procura il patteggiam­ento. A differenza dell’ex studente del Mameli, Costantino non sembra avere precedenti al volante, né segnalazio­ni per stupefacen­ti. Ma è la dinamica dell’incidente a ricordare la morte delle due amiche sedicenni: il gruppo di Mattia, che aveva trascorso la serata mangiando pizza al taglio, girando per il quartiere, stava tornando a casa — dovevano rientrare tutti alle 23 — quando ha deciso di attraversa­re via Cilea, una strada a doppia carreggiat­a, con uno spartitraf­fico basso. Il 14enne e i due amici sono passati per primi, fermandosi proprio sulla striscia di marciapied­e per raggiunger­e la parte opposta. Gli altri hanno assistito solo alla scena. Si capiva che l’auto del geometra andava veloce. Troppo veloce. «È arrivato come un proiettile, ho fatto un balzo indietro: potevo afferrare Mattia, dovevo salvarlo, non è giusto», racconta Artur. Non si dà pace, si sente responsabi­le per la morte dell’amico, il compagno di giochi e risate fin dalle elementari. Gli è sparito davanti in un istante.

Piange Artur, in lacrime i compagni di scuola del «Mozart» e quelli appena conosciuti allo Scientific­o «Democrito» di Casal Palocco. Amicizie interrotte dal lockdown e ritrovate da qualche settimana. Ora stravolte da quanto successo a Mattia. Fiori e

All’infernetto L’investimen­to lungo via Cilea: «Qui corrono tutti come pazzi»

scritte sulla strada, biglietti e una specie di altare ricordano che in via Cilea è volato via un angelo. I genitori — mamma impiegata in una società di telefonia e papà alle Poste — riescono a parlare solo in serata alla fiaccolata. Si sorreggono, l’altro figliolett­o, Simone, 10 anni, è stato affidato ai nonni. Abitano vicino al luogo dell’incidente, una strada finita sotto accusa per l’ennesima volta. «Mi sento in colpa per aver permesso a Mattia di uscire, ma io volevo solo fare la mamma», spiega Antonella fra le lacrime. E aggiunge: «Non sono io che devo pensare a mettere dossi per rendere sicure le strade, ora devo badare al fratello di Mattia, ma qui non voglio più viverci».

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(foto: Proto) Il luogo Amici e compagni di classe di Mattia Roperto sul luogo del tragico incidente, in via Cilea all’infernetto, quartiere del Quadrante sud di Roma. Avevano trascorso insieme la serata
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