L’ultimo saluto a Floyd: processo all’america
Dolore e denunce di razzismo. Biden in video: ora di cambiare. E il reverendo Sharpton attacca Donald
A Houston l’ultimo saluto a George Floyd. «Non è stata solo una tragedia. È stato un crimine» ha detto Al Sharpton. Oltre seimila persone hanno reso omaggio alla salma. Joe Biden è intervenuto con un video messaggio: «È l’ora della giustizia razziale» ha detto il candidato democratico.
È il momento delle emozioni, della preghiera. È il tempo per il «cambiamento» e per la «giustizia». A Houston, nella chiesa di «The Fountain of Praise», davanti alla bara dorata di George Floyd, si alternano musica e discorsi appassionati. C’è molta attesa per il video registrato di Joe Biden. Il candidato democratico per la Casa Bianca aveva incontrato la famiglia di Floyd lunedì, nel corso della lunga veglia cui hanno partecipato 6.362 persone. Il messaggio di Biden è breve. Parole di conforto per «la coraggiosa Gianna», 6 anni, figlia di George. Poi un accenno agli «abusi sistematici del razzismo» e «un appello all’america» perché abbandoni «l’indifferenza, la sfiducia»: «È giunta l’ora della giustizia razziale. Possiamo davvero cambiare il mondo».
Nei giorni scorsi l’ex vice presidente aveva annunciato che avrebbe partecipato di persona alla cerimonia funebre a Houston. Ma domenica scorsa ha improvvisamente cambiato idea, adducendo una singolare spiegazione, fornita dai servizi segreti: «La mia presenza avrebbe creato disagi organizzativi». In realtà, le misure di sicurezza sono sembrate sufficienti. La Chiesa può contenere più di 1.500 fedeli, ma ieri ne sono stati ammessi solo 500, con la mascherina e nel rispetto della distanza sociale. Tanti fiori, tanta musica, amici e parenti vestiti di bianco. L’ex pugile Floyd Mayweather si era offerto di coprire tutte le spese e così è stato.
Biden, quindi, ha preferito condividere il dolore della famiglia, accennando alle sue esperienze personali. Nel 1972 la sua prima moglie e la figlia di tredici mesi morirono in un incidente stradale. Nel 2015 il figlio Beau fu stroncato da un cancro al cervello, a soli 46 anni. La clip è stata applaudita diverse volte. Anche gli altri big del partito democratico hanno preferito restare ai margini. La Speaker Nancy Pelosi ha inviato le insegne del Congresso. Gli ex presidenti Barack Obama e Bill Clinton hanno spedito lettere private alla famiglia.
L’approccio di Biden ha lasciato spazio all’invettiva della nipote Brooke Williams: «Qualcuno dice Make America Great Again, ma quando mai l’america è stata grande!». Ma alla fine sono stati i parlamentari democratici a dare una scossa politica. I deputati Al Green e Sheila Jackson Lee si sono impegnati formalmente «a fare in modo che tutto ciò non accada mai più». George Floyd è morto dopo essere stato schiacciato per otto minuti e 46 secondi dal ginocchio e dal peso del poliziotto Derek Chauvin, mentre altri tre agenti guardavano senza fare nulla. I parlamentari texani promettono che ci saranno nuove leggi, vincoli più stretti per la polizia, più garanzie per i cittadini afroamericani. L’ultimo podio per il reverendo Al Sharpton, il solo a evocare il grande assente, Donald Trump: «Stiamo contro la debolezza di chi ha permesso a una persona simile (Derek Chauvin ndr) di diventare un poliziotto. Da Trump neanche un parola per il calvario di Floyd e non possiamo lasciare che la Bibbia e Floyd siano strumento di propaganda».
Tra gli invitati, anche Gwenn Carr, madre di Eric Garner, ucciso nel 2014 a Staten Island, New York. Il poliziotto incriminato, Daniel Pantaleo, lo soffocò. Garner, immobilizzato a terra, ripetè per 11 volte: «Non riesco a respirare». Come Floyd. L’agente Pantaleo fu assolto. Ora, è il messaggio che arriva da Houston, è necessario un finale diverso. Intanto George riposerà accanto a sua madre, nel Memorial Gardens di Pearland.