Per una «a» di troppo
La scienziata a capo della squadriglia antivirus dell’organizzazione mondiale della sanità ha detto di considerare «molto raro» che un asintomatico riesca a trasmettere l’infezione. Ma non è possibile che la dottoressa Maria Van Kerkhove sia nel giusto. Perché se così fosse, e non è, la decisione di chiudere il mondo sarebbe stata lievemente esagerata. Se la epidemiologa dell’oms avesse ragione, ma non ce l’ha, saremmo stati dei mostri a negare ai nostri bambini senza un filo di tosse di incontrare i nonni, nel terrore che li potessero uccidere. Se gli asintomatici non sono contagiosi — ma lo sono, devono esserlo — sarebbe stato sufficiente chiudere in casa i sintomatici, consentendo agli altri di uscire e al mondo di respirare, sia pure con la mascherina.
Accortasi di averla sparata grossa, Van Kerkhove si è affannata a precisare che è presto per arrivare a conclusioni definitive. Ma si è sicuramente sbagliata, come si è sbagliato un suo illustre collega nell’affermare che più sintomi hai e più sei contagioso (la strage di camici bianchi negli ospedali è purtroppo lì a testimoniarlo) e quindi meno ne hai, meno lo sei. Perché se avessero ragione, ma non ce l’hanno, significherebbe che, in mancanza di certezze scientifiche, sarebbe bastato isolare i sintomatici. Invitando gli altri a vivere con prudenza (che è pur sempre vivere), invece di sbattere agli arresti domiciliari l’umanità intera, riducendone vasti strati in miseria per una «a» di troppo.