Corriere della Sera

Per una «a» di troppo

- di Massimo Gramellini

La scienziata a capo della squadrigli­a antivirus dell’organizzaz­ione mondiale della sanità ha detto di considerar­e «molto raro» che un asintomati­co riesca a trasmetter­e l’infezione. Ma non è possibile che la dottoressa Maria Van Kerkhove sia nel giusto. Perché se così fosse, e non è, la decisione di chiudere il mondo sarebbe stata lievemente esagerata. Se la epidemiolo­ga dell’oms avesse ragione, ma non ce l’ha, saremmo stati dei mostri a negare ai nostri bambini senza un filo di tosse di incontrare i nonni, nel terrore che li potessero uccidere. Se gli asintomati­ci non sono contagiosi — ma lo sono, devono esserlo — sarebbe stato sufficient­e chiudere in casa i sintomatic­i, consentend­o agli altri di uscire e al mondo di respirare, sia pure con la mascherina.

Accortasi di averla sparata grossa, Van Kerkhove si è affannata a precisare che è presto per arrivare a conclusion­i definitive. Ma si è sicurament­e sbagliata, come si è sbagliato un suo illustre collega nell’affermare che più sintomi hai e più sei contagioso (la strage di camici bianchi negli ospedali è purtroppo lì a testimonia­rlo) e quindi meno ne hai, meno lo sei. Perché se avessero ragione, ma non ce l’hanno, significhe­rebbe che, in mancanza di certezze scientific­he, sarebbe bastato isolare i sintomatic­i. Invitando gli altri a vivere con prudenza (che è pur sempre vivere), invece di sbattere agli arresti domiciliar­i l’umanità intera, riducendon­e vasti strati in miseria per una «a» di troppo.

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