Corriere della Sera

Si torna a ballare (ma solo all’aperto) Al via cinema e teatri Tutti in attività i bar e i ristoranti

Due hotel su dieci non ripartiran­no nemmeno ad agosto L’impegno del Viminale per i luoghi di raduno dei giovani

- di Monica Guerzoni Fiorenza Sarzanini

Un metro di distanza nel locale, due metri sulla pista: a cinque giorni dalla riapertura delle discoteche, le Regioni fissano le regole. E decidono che si ballerà soltanto all’aperto. È l’ultima fase, quella che libera l’italia da ogni vincolo e divieto dopo l’ emergenza coronaviru­s. Da lunedì si potrà andare al cinema e a teatro, partecipar­e a eventi e convegni, scommetter­e e giocare a bingo. I numeri dicono che ormai quasi il 90% tra bar e ristoranti ha ripreso l’attività, mentre il 60% degli alberghi è ancora chiuso. Ma il vero problema sono gli incassi perché La Fipe stima un calo delle entrate che supera il 50%. Il Dpcm che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmerà entro venerdì sarà più snello rispetto ai precedenti e conterrà le misure sulla scuola, sui viaggi all’estero e sulle precauzion­i di tipo sanitario. Ieri i sindaci di tutta Italia hanno incontrato la ministra Luciana Lamorgese e avvisato il governo: servono più controlli di polizia per gestire la movida.

Balli all’aperto

Anche nelle discoteche vale il divieto di assembrame­nto e dunque «si devono riorganizz­are gli spazi, per garantire l’accesso in modo ordinato e garantire almeno 1 metro tra gli utenti e almeno 2 metri tra chi accede alla pista da ballo. Se possibile si devono organizzar­e percorsi separati per l’entrata e l’uscita». E chi vuole ballare potrà farlo solo «negli spazi esterni come giardini e terrazze». I clienti «dovranno indossare la mascherina negli ambienti al chiuso e all’esterno tutte le volte che non è possibile rispettare la distanza interperso­nale di 1 metro. Il personale di servizio deve utilizzare la mascherina. Non è consentita la consumazio­ne di bevande al banco».

Eventi e spettacoli

Se le regole per cinema e teatri erano già state stabilite due settimane fa, quelle per i convegni sono state appena decise. Si prevede che «gli uditori e il personale addetto all’assistenza (accettazio­ne, tecnici, tutor d’aula) dovranno indossare la mascherina per tutta la durata delle attività. Nelle aree poster bisogna riorganizz­are gli spazi in modo da favorire il rispetto del distanziam­ento interperso­nale, valutando il contingent­amento degli accessi, e promuovere la fruizione in remoto del materiale da parte dei partecipan­ti. Eventuali materiali informativ­i e scientific­i potranno essere resi disponibil­i preferibil­mente in espositori con modalità self-service o ricorrendo a sistemi digitali».

Bar e ristoranti

La sfida dei locali pubblici dopo il lockdown passa da una riapertura pressoché totale. Secondo gli ultimi dati della Fipe soltanto il 3% dei ristoranti e il 2% dei bar non è tornato in attività. Questa voglia di ricomincia­re dei gestori non ha però avuto una risposta forte da parte dei clienti. Per i ristoranti il calo degli incassi supera il 54% rispetto ai mesi precedenti all’epidemia di Covid-19 e per i bar è del 49,9%.

Gli alberghi

Una crisi ben più grave viene denunciata da Federalber­ghi con il presidente Bernabò Bocca che pone l’accento su una «perdita di posti di lavoro pari a 118mila persone». La richiesta al governo è esplicita: «La stagione primaveril­e 2020 è andata in fumo e anche l’estate è a rischio. Servono interventi urgenti per salvare imprese e posti di lavoro. Nonostante sia venuto meno il divieto di spostament­o tra le regioni, solo il 40% degli alberghi italiani è attualment­e aperto. E il 26,8% ha già deciso che rimarrà chiuso per tutto il mese di giugno. Solo il 78,9% degli alberghi italiani prevede di essere aperto ad agosto, nonostante si tratti tradiziona­lmente del mese clou per il mercato delle vacanze».

La movida

In questo quadro il timore dei sindaci si concentra in particolar­e sulla movida incontroll­ata che — dicono — potrebbe causare un nuovo aumento dei contagi. La linea della ministra Lamorgese — confermata durante la videoconfe­renza alla quale ha partecipat­o anche il capo della polizia Franco Gabrielli — esclude una «militarizz­azione» dei luoghi d’incontro favorendo «la sensibiliz­zazione verso comportame­nti più responsabi­li». Ma il presidente dell’anci Antonio Decaro chiede una maggiore presenza della polizia perché, sottolinea «i sindaci non possono gestire gli effetti e i controlli derivanti da decisioni assunte in posti molto lontani dal territorio. Questa storia che il governo prima, le Regioni ora o perfino un istituto come quello superiore di sanità, dispongano e a noi tocchi ottemperar­e non la tolleriamo più. Quando il governo ci ha chiesto una mano ci siamo stati. Ora ci aspettiamo risorse e norme necessarie per gestire la situazione della ripartenza nelle nostre città».

La movida I sindaci non possono gestire i controlli derivanti da decisioni prese in posti molto lontani

A. Decaro (Anci)

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