Ora Conte dice sì agli incontri Ma il piano di rilancio non decolla
Gli imbarazzi degli alleati sulle proposte di Colao Più applausi dall’opposizione che dalla maggioranza
Giuseppe Conte non balla più da solo, prova ne sia il via vai di ministri chiamati a Palazzo Chigi per lavorare all’agenda degli Stati generali dell’economia. Un evento che il Pd e Italia Viva, dopo averlo aspramente contestato, vogliono all’insegna della collegialità e non più costruito in solitaria dal capo del governo.
L’organizzazione della kermesse, pensata da Conte per rilanciare la compagine giallorossa, è scandita da incontri e vertici preparatori e complicata dalla consegna, da parte di Vittorio Colao, del piano per il rilancio dell’italia. Un elenco di 102 proposte che, per paradosso, hanno raccolto molti applausi a destra e molte critiche a sinistra e nei partiti della maggioranza. Tanto che a Palazzo Chigi ieri sera si stavano ancora chiedendo se sia il caso di invitare Colao agli Stati generali, col rischio che il manager faccia ombra al premier e che il suo lavoro venga scambiato per l’agenda ufficiale dell’evento.
Nelle stanze di Conte se ne parla come di «un buon piano», un «lavoro serio» che va preso come «base e non certo come oro colato». Comprensibile, dal momento che cestina il decreto Dignità tanto caro a Di Maio e suggerisce condoni fiscali, inaccettabili per il M5S quanto per la sinistra. Insomma, il documento della task force rischia di rivelarsi un boomerang per il presidente del Consiglio, che ha commissionato il lavoro e ora si trova a dover prendere garbatamente distanza.
In Consiglio dei ministri il professore pugliese ha chiesto a ogni membro della squadra di portare il proprio contributo alla riflessione, sotto forma di un dossier con le priorità del dicastero. E così ieri è stata la volta degli incontri «bilaterali» con Amendola, Provenzano, Dadone, Manfredi, Di Maio e Franceschini, il quale venerdì scorso aveva sfidato platealmente il premier per aver annunciato l’appuntamento sull’economia senza averlo condiviso con i partiti.
Dopo il chiarimento con il capo delegazione del Pd, oggi Conte vedrà Gualtieri e dovrà fugare altre ombre e altri sospetti, vista la nota con cui Palazzo Chigi ha smentito le voci di un ennesimo scontro: «Non c’è alcun attrito con il ministro dell’economia, né con la struttura del ministero». Sarà, ma colpisce il tono con cui Nicola Zingaretti è tornato a spronare il premier e l’intera compagine di governo chiedendo di «non essere pigri, ma concreti, utili e lungimiranti». A sentire il segretario del Pd i miliardi dell’europa vanno «spesi bene», per il digitale e le infrastrutture, per tagliare la burocrazia e fare le riforme. È una «occasione storica» e forse Zingaretti teme che il governo possa sprecarla: «Bisogna ascoltare la società e le opposizioni». Silvio Berlusconi è pronto, su Rai3 a Carta Bianca ha detto che il centrodestra dovrebbe partecipare: «Ne parlerò con i nostri alleati». Eppure l'invito ai leader delle opposizioni non risulta ancora spedito e la spiegazione di Palazzo Chigi è che Conte vuole condividere le scelte, per non essere accusato di altre fughe in avanti.
Nelle prossime ore il premier vedrà i capigruppo di maggioranza e venerdì, nel grandioso Casino del Bel Respiro di Villa Pamphilj, partiranno i lavori. Sabato in collegamento video appariranno Ursula von der Leyen e David Sassoli, domenica i vertici di Confindustria e lunedì toccherà alle parti sociali. E le «singole menti brillanti» cui Conte ha fatto cenno? Se Mario Draghi ha declinato l’invito,
Gli incontri Girandola di incontri del premier con ministri e capidelegazione
pare si affacceranno le archistar Massimiliano Fukas e Renzo Piano. Quanto a Colao, il ministro dei 5 Stelle Federico D’incà prova a cavarsela così: «Non ho in mano la sua agenda, se viene sarà il benvenuto».