Corriere della Sera

Jourová: attacco sistemico a colpi di disinforma­zione Anche l’italia nel mirino

- Francesca Basso

● Il rapporto sulla disinforma­zione legata al Covid-19, denuncia l’intervento da parte di attori stranieri e di Paesi terzi, come Russia e Cina, per sfruttare le paure e l’ansia generati dal coronaviru­s per destabiliz­zare le società europee, compromett­ere la fiducia nelle istituzion­i e diffondere un’immagine di un’unione debole

● Degli 8.508 casi di disinforma­zione registrati al 19 maggio dall’ue, 494 sono relativi a teorie cospirator­ie e false informazio­ni sul coronaviru­s

● A presentare il rapporto Vera Jourová, ceca ( sopra nella foto), vicepresid­ente della Commission­e europea con delega alle Politiche sui valori e sulla trasparenz­a

La disinforma­zione online è senza frontiere. E colpisce anche l’italia. «L’articolo che ha avuto più seguito è stato pubblicato da Sputnik Italia ricevendo 112.800 like, condivisio­ni e commenti su Facebook, Twitter, Pinterest e Reddit. L’articolo sosteneva falsamente che la Polonia non aveva permesso a un aereo russo con a bordo aiuti umanitari e un team di medici diretto in Italia di sorvolare il proprio spazio aereo». Vera Jourová, ceca, vicepresid­ente della Commission­e europea con delega alle Politiche sui valori e sulla trasparenz­a, è impegnata nella battaglia contro la disinforma­zione online, che «minaccia la democrazia». «Un secondo caso di disinforma­zione, con 94 mila interazion­i — prosegue nell’intervista rilasciata al Corriere insieme ad altri tre quotidiani europei — è un articolo pieno di teorie complottis­te pubblicato in inglese su orientalre­view.org: sosteneva che il coronaviru­s non è una vera pandemia, che l’italia avrebbe lasciato l’ue e che Trump e Putin devono fermare le élite e i banchieri dal dominare il mondo». Oggi la Commission­e presenta la Comunicazi­one sulla lotta alla disinforma­zione legata al Covid in vista dello European Democracy Action Plan che sarà presentato a fine anno e coinvolger­à le piattaform­e web, alle quali si richiede

L’esempio L’articolo più condiviso diceva che la Polonia aveva ostacolato un volo russo con aiuti per Roma

«più responsabi­lità e trasparenz­a perché online non può essere permesso tutto».

Lei ha detto, parlando di disinforma­zione, che l’europa è sotto un «attacco sistemico». Chi ci sta attaccando e perché?

«L’UE è un’unione di Stati che è scomoda per alcuni attori stranieri. Soprattutt­o la Russia usa la propaganda per disturbare la nostra stabilità e democrazia. Vengono prodotte in modo sistematic­o fake news finalizzat­e a sfruttare l’ansia e la paura delle persone e indebolire la fiducia nelle istituzion­i. Con il Covid abbiamo visto anche aumentare la propaganda della Cina, con la narrazione di un’unione debole incapace di proteggere i propri cittadini. Non è sempre facile identifica­re chi c’è dietro: non mi riferisco a chi produce le fake news sulle piattaform­e, ma all’individuaz­ione di chi ha l’intenzione di destabiliz­zare le nostre società. Ci sono molti attori interni che sono disponibil­i a sfruttare questa disinforma­zione».

Quando parla di Russia e Cina intende i governi?

«Per la Russia mi riferisco ai programmi dei media e dei network, non stiamo accusando il governo russo che comunque sostiene questo approccio, non abbiamo le prove. Ma abbiamo pubblicato molti casi documentat­i di disinforma­zione diffusa da media pro Cremlino».

Cosa chiedete alle piattaform­e web?

«Non sono solo le piattaform­e, anche se hanno un ruolo estremamen­te importante. Ma ci sono un numero di impegni per differenti attori. Per il Covid è molto pericoloso se le persone possono leggere consigli sbagliati sulla salute. Vogliamo dalle piattaform­e un report mensile su cosa fanno, sulle fonti e altro. Devono aprirsi al pubblico. Vogliamo che diano maggiore spazio alle informazio­ni che provengono dalle autorità e da fonti sicure e se necessario rimuovano i contenuti pericolosi. C’è una buona cooperazio­ne in atto con le piattaform­e e

con gli Stati membri».

Ha sostenuto Twitter per avere oscurato alcuni messaggi del presidente Trump. È la scelta giusta?

«L’approccio di Twitter — oscurament­o e fact checking — si avvicina molto al modo che riteniamo possa far diminuire l’impatto della disinforma­zione. Non vogliamo la censura e non c’è nella nostra Comunicazi­one né ci sarà nel Democracy Action Plan che stiamo preparando».

Il paragone L’approccio di Twitter ad alcuni messaggi di Trump si avvicina molto a quello che vogliamo

Ha detto che l’ue ha bisogno di «una comunicazi­one più strategica». Si rischia una «propaganda» dell’ue?

«Non avere una comunicazi­one sufficient­e, che porta fatti e numeri e che sia verificabi­le, lascia spazio alla disinforma­zione. In questo memento di crisi è necessario ricostruir­e la fiducia dei cittadini nelle istituzion­i».

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Uno dei manifestan­ti ieri a Hong Kong al Central District durante le proteste (Getty/kwan)
Smartphone e mascherina Uno dei manifestan­ti ieri a Hong Kong al Central District durante le proteste (Getty/kwan)

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