Corriere della Sera

Quello schiavista definito «virtuoso»

- di Gian Antonio Stella

«Eretta dai cittadini di Bristol in memoria di uno dei più virtuosi e saggi figli della loro città». Così era scritto sulla targa della statua che celebrava Edward Colston, statua ora abbattuta dai manifestan­ti antirazzis­ti nella città portuale inglese. La stessa Wikipedia «italiana», del resto, dipingeva ancora ieri il «virtuoso» come un «mercante, filantropo e politico britannico». Definizion­e precipitos­amente cambiata verso sera con «mercante, filantropo e schiavista britannico».

Che poi sia giusto o sbagliato cancellare certe opere imbarazzan­ti è una discussion­e antica e aperta. La damnatio memoriae, dall’antichità ad oggi, ha distrutto troppe opere dall’immenso valore storico e artistico (si pensi alla Domus Aurea di Nerone) per non avere rimpianti. Meglio la rimozione di certi manufatti dal brutale peso simbolico e la loro conservazi­one in musei dove la loro presenza possa essere spiegata nel contesto giusto.

Detto questo, l’ulteriore indecenza è che quella statua a Edward Colston (1636-1721) fosse stata costruita nel 1895. Quando l’infamia dello schiavismo era ormai chiara a tutti.

Per capire di cosa parliamo, ecco un brano delle memorie lasciate nel 1789 da Olaudah Equiano, un nigeriano che ebbe la fortuna di finire schiavo di un americano liberale presso il quale imparò a leggere e scrivere fino ad acquistare la propria libertà così da raccontare com’era la nave su cui era arrivato: «Un grande calderone di rame in ebollizion­e e una multitudin­e di persone nere di ogni tipo incatenate le une alle altre con una grande varietà di espression­i di dolore e di disperazio­ne. A quel punto non avevo più dubbio sul mio destino. Quando mi ripresi un po’, vidi intorno a me alcuni negri che, pensai, erano fra coloro che mi avevano portato a bordo e che per questo erano stati pagati. Mi parlavano per farmi stare più tranquillo ma era tutto invano. Chiesi loro se non fossimo destinati ad essere mangiati da quegli uomini bianchi con le loro espression­i orribili, le facce rosse, e i capelli sciolti. (...) I sani e i validi erano marchiati sul petto con un ferro rosso di fuoco che stampava il segno delle compagnie francesi, inglesi o olandesi, così che ciascun acquirente potesse distinguer­e il suo schiavo e così da impedire che potessero essere sostituiti dal venditore con altri di qualità inferiore...».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy