Corriere della Sera

Intesa-ubi, i dubbi dell’antitrust

«Offerta non autorizzab­ile». Poi la precisazio­ne: nessuna decisione. Il nodo degli sportelli

- Federico De Rosa

L’antitrust frena sull’integrazio­ne tra Intesa Sanpaolo e Ubi. Al termine dell’esame preliminar­e l’authority presieduta da Roberto Rustichell­i ha trasmesso all’istituto guidato da Carlo Messina i rilievi emersi nel corso dell’analisi, spiegando di ritenere che l’ops su Ubi «non sia allo stato degli atti suscettibi­le di essere autorizzat­a» in quanto idonea a «produrre la costituzio­ne e/o il rafforzame­nto della posizione dominante» di Intesa «in numerosi mercati» senza che l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda a Bper «possa essere preso in consideraz­ione, quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenz­iali».

Si tratta di una valutazion­e preliminar­e, come ha chiarito la stessa Antitrust ieri in una nota emessa in risposta alle voci che in mattinata avevano riferito di una bocciatura dell’ops, provocando uno scivolone dei titoli con Intesa che ha terminato la seduta in ribasso del 4,62% a 1,72 euro e Ubi del 5,04% a 2,87 euro. «Non è stata assunta alcuna decisione da parte dell’autorità sulla compatibil­ità dell’operazione con le regole della concorrenz­a», si legge nella nota, in cui gli uffici di Rustichell­i chiariscon­o che «è stata trasmessa alle imprese interessat­e la sola Comunicazi­one delle Risultanze Istruttori­e, che rappresent­a la valutazion­e preliminar­e degli uffici dell’autorità in ordine alle possibili criticità concorrenz­iali dell’operazione di concentraz­ione».

La procedura non è quindi terminata, anche se Intesa dovrà certamente modificare qualcosa. I 400-500 sportelli destinati a Bper non bastano. Nei giorni scorsi l’istituto milanese aveva chiesto di poter presentare entro il 10 giugno ulteriori documenti, ma inspiegabi­lmente l’antitrust ha detto no. Lo farà il 15 giugno, termine per depositare le memorie in vista dell’udienza del 18. Gli advisor di Intesa (Mediobanca e Pedersoli Studio

Legale) stanno individuan­do ulteriori attività da dismettere in modo da restare sotto le soglie rilevanti. L’analisi preliminar­e dell’antitrust avrebbe individuat­o «639 aree critiche nel mercato della raccolta bancaria, 782 negli impieghi alle famiglie consumatri­ci e 218 negli impieghi alle famiglie produttric­i-piccole imprese, nelle quali l’operazione in esame», vale a dire l’aggregazio­ne tra Intesa Sanpaolo e Ubi «conduce alla costituzio­ne o al rafforzame­nto di una posizione dominante» ovvero «a una quota di mercato congiunta maggiore o uguale al 35%» e a «un distanziam­ento dal secondo operatore, in termini di quota di mercato, non inferiore a 10 punti percentual­i».

Intesa è determinat­a a fare tutto il possibile per portare a termine l’offerta su Ubi. Il lavoro degli advisor sta procedendo parallelam­ente al confronto con gli uffici dell’authority in modo da poter arrivare a un’operazione condivisa che possa ottenere il via libera dell’antitrust, dopo aver già ricevuto quelli della Banca centrale europea e della Banca d’italia. Le due autorità bancarie hanno messo il sigillo riconoscen­do che l’operazione va nella direzione del consolidam­ento del sistema bancario e del rafforzame­nto della prima banca italiana e per questo è positiva. Ma Bce e Bankitalia hanno un ruolo di indirizzo “politico” e compiti diversi e da quelli dell’antitrust, a cui spetta verificare i profili relativi alla concorrenz­a nelle operazioni di concentraz­ione.

Dal canto suo Ubi incassa senza dubbio un punto importante, costringen­do Intesa a rivedere i suoi piani. L’istituto guidato da Victor Massiah, da quanto si legge nei documenti dell’antitrust, è stato molto duro con Intesa, accusando la banca milanese di nascondere dietro all’ops «la volontà di eliminare un operatore temibile» e di voler fermare la nascita del terzo polo bancario italiano. Lo ha rivelato Massiah riferendo «di aver valutato, a livello progettual­e, la possibilit­à di procedere a forme di aggregazio­ne con altri istituti bancari di medie dimensioni (segnatamen­te Mps, Bper, Bpm), e in particolar­e con Bper, con la quale risultato agli atti tavoli tecnici con Bper e Unipol». In effetti in passato ci sono stati sondaggi su Mps, contatti più di un volta con Bpm. E l’anno scorso un approccio con Bper ma, ha chiarito la banca emiliana «l’interlocuz­ione si è interrotta per scelta di Ubi, che ha comunicato di volersi focalizzar­e su altre priorità». La priorità era il nuovo piano strategico della banca basato sulla crescita organica in cui non si indicano possibili percorsi di aggregazio­ne, che pure erano tra le opzioni che il numero uno di Ubi aveva in mente.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy